L’illuminazione del susino selvatico è un’opera che affonda le sue radici nel rito stesso del racconto, nel bisogno umano del mito, contrapposti, come unica possibilità di salvezza, all’ottusa brutalità di un regime. E attraverso il destino di cinque personaggi indimenticabili, traccia il ritratto di un’epoca e una nazione sradicata con violenza dalla propria storia, scissa tra dolore e memoria, tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Con una lingua potente e immaginifica, capace di rievocare la tradizione della narrazione orale persiana, Shokoofeh Azar ci regala un romanzo di feroce bellezza, confermandosi come una delle voci più intense e originali dell’Iran contemporaneo.
Iran 1979. La famiglia di Bahar, un’eccentrica dinastia di mistici, poeti e filosofi, fugge da Teheran allo scoppio della Rivoluzione. Segnata da un terribile lutto – a raccontare la storia è il fantasma di Bahar stessa, arsa viva in un rogo in una sommossa –, si rifugia tra i boschi del Mazandaran, lontano da uomini e strade. Lo sperduto villaggio di Razan, immacolato e selvaggio, li accoglie all’ombra delle sue foreste millenarie, popolate da spettri e prodigi, vecchie leggende, le rovine di un antico tempio zoroastriano. Nel giro di un decennio, però, i tentacoli della nuova Repubblica Islamica giungono fino a loro, portando morte e distruzione, guerra e fanatismo, e spezzando per sempre l’equilibrio tra il mondo dei vivi e gli esseri della foresta. Anche la famiglia di Bahar verrà travolta e divisa, e ciascuno dei suoi componenti dovrà andare incontro da solo al proprio straordinario destino.
Shokoofeh Azar
Shokoofeh Azar (1972) è una scrittrice e pittrice iraniana. Dal 2011 vive in Australia con lo status di rifugiata politica. Laureata in letteratura, ha lavorato a lungo come giornalista. Ha pubblicato articoli, reportage, raccolte di racconti e un libro per bambini. È stata la prima donna iraniana a percorrere in autostop la Via della Seta. L’illuminazione del susino selvatico, scritto originariamente in persiano e pubblicato in Australia nel 2017, è stato candidato allo Stella Prize 2018 e all’International Booker Prize 2020.