Postfazione di Marino Freschi
«Leo Perutz è un genio».
Ian Fleming
Praga, fine del XVI secolo. Sulla città regna Rodolfo II, imperatore del Sacro Romano Impero, collezionista, mecenate delle arti e delle scienze, uomo eccentrico e misterioso. Vive arroccato nel Castello, circondato da alchimisti, astrologi, pittori, servitori fedeli e imbroglioni di ogni risma. Ama una donna di nome Esther, moglie dell’ebreo Mordechai Meisl, l’uomo che gli presta il denaro per la sfarzosa ed eccentrica vita di corte, ma è un amore che esiste solo nei sogni, perché così ha voluto Rabbi Löw, autore di sortilegi, cabalista e artefice del Golem. Dentro questa Praga magica e perduta Leo Perutz intreccia le sue invenzioni narrative, fantastiche e poetiche, intorno a un perno che è l’inestricabile intreccio dei destini dei due rivali, Rodolfo e Mordechai, il Cristiano e l’Ebreo, entrambi grandi, entrambi perdenti.
Leo Perutz
Leo Perutz (1882-1957) è nato a Praga. È stato uno dei più grandi scrittori e drammaturghi della sua generazione. È autore di numerosi romanzi (tra cui Il marchese di Bolibar, Il Maestro del giudizio universale, Il cavaliere svedese) dove si mescolano rievocazione storica e vena fantastica. Tra i suoi estimatori: Ian Fleming, Theodor Adorno, Jorge Luis Borges.