Fabrizia Ramondino parla ancora ai lettori contemporanei. Un discorso politico come il suo (nel senso più alto del termine) manca quasi completamente nel panorama degli scrittori italiani di questi anni. Questa antologia di testi ripercorre temi e tappe del suo impegno, mai disgiunto dall’attività di narratrice. Dall’esordio nel 1977 con l’inchiesta sui disoccupati organizzati che con la sua forma peculiare occupa un posto di rilievo nella letteratura del genere per originalità e spessore e merita una attenta rilettura, fino agli articoli per quotidiani e periodici sui temi ancora così cruciali della guerra e della decolonizzazione. Come accade a pochi altri intellettuali, tra Fabrizia Ramondino e l’oggetto delle sue indagini o dei suoi racconti non c’è alcuna presa di distanza, nessuna espressione giudicante. L’ascolto le è sempre parso necessario, ineludibile. La sua visione del mondo resta basata sullo scambio, sulla capacità quasi leopardiana di non ritrarsi di fronte al dolore, proprio e altrui, come risulta evidente in un testo oggi di bruciante attualità, in cui Ramondino esprime non solo la sua posizione radicale contro le armi ma, nello specifico, una forte preoccupazione per la diffusa, avanzante sfiducia nella formalizzazione istituzionale dei diritti umani. Tra gli altri temi trattati dalla scrittrice: la questione pedagogica; lo sviluppo del Mezzogiorno; i problemi di Napoli, dal degrado dei Quartieri spagnoli fino alla crisi dei rifiuti del 2008, in uno dei suoi ultimi articoli.
Fabrizia Ramondino
Fabrizia Ramondino (1936-2008) è stata una scrittrice italiana. Nata a Napoli, durante la sua vita soggiornerà in Spagna, in Francia e in Germania, dove svilupperà la sua educazione cosmopolita. Esordisce per Einaudi nel 1981 con Althénopis, libro promosso da Natalia Ginzburg ed Elsa Morante, e che vincerà il Premio Napoli. Nel 1998 le Edizioni E/O pubblicano L’isola dei bambini.