«Modi per sopravvivere, curato da Mirella Armiero e pubblicato dalle edizioni e/o nella "collana di pensiero radicale" diretta da Goffredo Fofi, è una testimonianza di quel periodo e di quella generosità, raccoglie saggi (tra questi il reportage sui disoccupati organizzati), articoli, introduzioni. Rileggerli oggi produce un effetto strano, sembrano arrivare da lontanissimo, da un mondo del quale non sentiamo più neanche più l'eco. Era il Novecento, la cui consistenza produceva una lingua diversa, una sintassi ormai scomparsa, una disinvoltura nei confronti della serietà che oggi ci fa quasi arrossire. Da questo nostro tempo disarticolato, dove ogni presa di posizione non arriva a passare la nottata, quelle certezze, l'analisi, i disoccupati organizzati ci sembrano reperti archeologici. L'impegno, per esempio. La parola stessa ha cambiato di peso specifico e si è fatta leggera, come tutto il resto. Scriversi un hasthag sul palmo della mano e poi pubblicare la fotografia su un social di proprietà di un miliardario americano è impegno. Chissà cosa avrebbe pensato Ramondino, per la quale impegno era insegnare, partecipare alle occupazioni, andare nelle fabbriche, schierarsi per strada accanto alle mamme che si battevano contro l'eroina, con le prostitute, gli ex carcerati, le operaie. Tempo impiegato per tentare di aiutare gli altri, ascoltarli, evangelizzare mi verrebbe da dire, ma solo come avrebbe potuto dirlo Simone Weil».
