«E se le storie di queste ragazze uccise vicino al mare non fossero tante storie, ma una sola?
E se non fosse solo il destino a unire una ragazza della Bari bene, una prostituta, una badante e una zingarella?
E se tu, ispettore Esposito Gregorio detto Gerri, con la tua faccia da indiano, non fossi quello che dici di essere?
E se il passato tornasse sempre, attorcigliato a un futuro che non vuole saperne di dimenticare?
E se il mare dell’est fosse come quello dell’ovest, e le carezze delle madri non fossero mai quelle giuste?
E se fosse Giorgia Lepore la vera, grande voce nuova del romanzo nero italiano?».
Maurizio de Giovanni
L’ispettore Gregorio Esposito, detto Gerri, ha alle spalle una storia strana: abbandonato da bambino, viene allevato a Napoli da un prete “di strada” e da una sorta di suora laica; ancora adesso che è adulto si muove come un apolide, rigettando anche solo l’idea di mettere radici. Questa indeterminatezza dell’identità del protagonista, unita al contesto opaco, alle pressioni politiche, ai numerosi intrighi, rende impossibile arrivare a una verità, sia nell’indagine che nella storia personale. È proprio questo il tema di fondo di un noir che è anche una storia di relazioni: quella madre-figlio, prima di tutto, declinata in vari modi, dalla morbosità alla protezione, all’indifferenza, all’odio, all’abbandono; ed è questa, anche, la causa del coinvolgimento emotivo di Gerri, che ha la necessità di mettere a fuoco un rapporto che non conosce e ha bisogno di esplorare.
Giorgia Lepore
Giorgia Lepore è archeologa e storica dell'arte, vive a Martina Franca e insegna Storia dell'Arte al Liceo da Vinci di Fasano. Ha pubblicato L’abitudine al sangue (Fazi 2009), I figli sono pezzi di cuore (E/O 2015) e Angelo che sei il mio custode (E/O, Sabot/age 2016).