Tre artisti minori, tre storie che si intrecciano sullo sfondo di un’epoca, la fine del Sedicesimo secolo, segnata dal sangue delle persecuzioni dei protestanti e dalle grandi scoperte: attraverso le loro vicende, Montoya traccia un affresco privato e insieme collettivo in cui affronta temi universali come la violenza, l’amore, la religione.
Una riflessione sul passato che si rivela per molti versi attuale e che rende giustizia a quello che, rimasto per secoli sotto silenzio, rappresenta tuttora uno dei più grandi genocidi della storia: lo sterminio dei nativi d’America.
Con una prosa secca che alterna il registro narrativo alla riflessione speculativa, l’autore dà vita a un romanzo nel quale la narrazione dei fatti si accompagna a una ricerca linguistica minuziosa, capace di restituire alla parola il suo forte afflato poetico.
1564. Jacques Le Moyne, pittore e cosmografo, salpa dal porto di Le Havre al seguito della prima missione protestante destinata a colonizzare l’America. Dal folgorante incontro con gli indigeni e con la loro pittura e dal tragico esito della missione, schiacciata con ferocia dall’armata della cattolicissima Spagna, nasceranno le prime testimonianze visive europee sugli usi e i costumi dei nativi. In fuga da un Eden tutt’altro che bucolico, Le Moyne riuscirà a portare in salvo le sue preziose tavole al ritorno in Europa.
1580 circa. François Dubois, pittore protestante originario di Amiens, è sfuggito alla notte di San Bartolomeo nel 1572, dove ha perso la moglie e il figlio che portava in grembo. Rifugiatosi a Ginevra, realizzerà in punto di morte il più celebre dei quadri sulla strage dei protestanti francesi.
1578. Théodore de Bry, maestro incisore originario di Liegi, inizia il suo lungo pellegrinaggio per l’Europa per sfuggire alle persecuzioni dei protestanti. Da Anversa a Londra a Francoforte, nel periplo che lo porta a incrociare i sentieri di Le Moyne e Dubois in epoche diverse della sua vita, arriverà a scoprire l’America attraverso le parole di denuncia dei pochi spagnoli che hanno avuto il coraggio di condannare lo sterminio perpetrato in nome dell’oro e della religione. Grazie alla sua serie di incisioni dedicate ai viaggi oltreoceano e al massacro di San Bartolomeo, le tavole di Jacques Le Moyne e di François Dubois e le due grandi stragi che le hanno ispirate entreranno per sempre nella storia.
Con questo romanzo l'autore ha vinto nel 2017 il Premio de Narrativa José María Arguedas, assegnato dalla Casa de las Américas fra 400 opere provenienti da tutti i paesi ispanofoni.
«Un libro ammirevole».
El País
Pablo Montoya
Pablo Montoya è nato nel 1963 in Colombia, a Barrancabermeja. è scrittore e professore di Letteratura all’Università di Antioquia. Ha pubblicato diverse raccolte di saggi e racconti e i romanzi La sed del ojo (2004), Lejos de Roma (2008) e Los derrotados (2012), dedicato alle guerre di indipendenza e alla nascita della guerriglia nel suo paese. Ha dedicato diversi saggi alla musica e alla pittura (fra questi ricordiamo Sólo una luz de agua, dedicato al ciclo di Giotto su Francesco d’Assisi) e firmato varie traduzioni di autori francesi e africani. Nel 2015 ha conosciuto un improvviso successo in America Latina grazie al Premio Rómulo Gallegos, uno dei riconoscimenti più importanti dedicati alla narrativa in lingua spagnola (in precedenza vinto da autori come Gabriel García Márquez, Carlos Fuentes, Mario Vargas Llosa e Roberto Bolaño).