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Il Trittico dell’infamia di Pablo Montoya, un romanzo storico molto fedele alla cronaca del tempo

Autore: Tiberio Crivellaro
Testata: La Sicilia
Data: 21 settembre 2017
URL: https://www.altrogiornalemarche.it/2017/09/trittico-dellinfamia-pablo-montoya-un-romanzo-storico-fedele-alla-cronaca-del-tempo/

A scrivere un romanzo storico fedeli alla cronaca del tempo sono in molti. Pochi coloro che nel contesto pubblicano opere degne di lode. Dal “gregge” sono andato, per ottime ragioni, a leggerne uno in particolare. L’autore se llama Pablo Montoya, colombiano. Nel suo “Trittico dell’infamia” (E/O Edizioni) narra le esperienze e il peregrinare di tre artisti, considerati minori, ma che in realtà sono ancor oggi contemplati nella storia dell’arte per avere dettagliatamente descritto, nei loro dipinti e incisioni, lo sfondo cruento della fine diciannovesimo secolo segnato, in particolare, dalla persecuzione dei protestanti.

Il periodo successivo la scoperta dell’America è segnato dai massacri perpetuati dagli spagnoli nelle così dette americhe in nome degli avidi regnanti “cattolici”, del cristianesimo e dello stesso Papa: la peggior violenza, gli eccidi di massa, e lo schiavismo nei confronti dei nativi. 1564. Jacques le Moyne, pittore e cosmografo salpa da Le Havre al seguito della prima missione protestante verso il nuovo mondo con l’intenzione di colonizzare alcune di quelle terre. In un giorno non precisabile di giugno approda alla terraferma e vede con emozione i primi nativi. Il suo incontro con gli indigeni è folgorante: hanno pitture nella gran parte del corpo, creative, coloratissime ma incomprensibili. L’esito della missione sarà tragico perché scacciati dalle feroci armate della cattolicissima Spagna. E’ qui che Le Moyne dipingerà le prime testimonianze della terribile realtà.

Il Trittico dell’infamia di Pablo Montoya, un romanzo storico molto fedele alla cronaca del tempoL’artista riuscirà tuttavia a darsi alla fuga in modo rocambolesco portando in salvo le preziose tele testimoni, in Europa. 1580 circa. François Dubois, pittore protestante di Amiens. Sfuggito nel 1572 al massacro nella notte di S.Bartolomeo (a Parigi) perpetuato dai cattolici contro i protestanti, perse la moglie col figlio ancora in grembo. Rifugiatosi a Ginevra, realizzerà, in punto di morte, il più celebre dipinto raffigurante la strage. 1578. Théodore de Bry, maestro incisore di Liegi, peregrina per l’Europa (Anversa, Londra, Francoforte…) per sfuggire alle persecuzioni contro i protestanti. Il lungo viaggio lo porterà a incrociare i sentieri di La Moyne e Dubois. Anche se in diverse epoche, arriverà a scoprire i loro dipinti di denuncia delle stragi nel nuovo mondo in nome della religione per accumulare ricchezze. Le tavole di Le moyns, Dubois e de Bry sono entrate nella storia.

Montoya traccia un grande affresco letterario facendo riflettere su un passato che, per molti versi, è spaventosamente attuale. Una prosa secca ma poetica, la sua. Con una ricerca linguistica ricca e minuziosa è stato capace di restituire alla parola il potente afflato della miglior poesia. Questo suo ”esprit” carico di immagini gli è valso il prestigioso premio “Rómulo Gallegos” vinto precedentemente dai Garcìa Márquez, dai Fuentes, Llosa, Bolaño…E intendo mettere l’accento meritevole della superba traduzione dallo spagnolo di Ximena Rodriguez Bradford.