Pampa Hundida, un’oasi nel deserto cileno di Atacama, una realtà fuori dal tempo e alla fine del mondo, in cui l’unico sconvolgimento è l’invasione dei pellegrini per la festa patronale, nel 1973 diviene teatro della spietata dittatura militare di Pinochet. Laura, il più giovane magistrato del Cile, è costretta ad andare in esilio a Berlino lasciandosi alle spalle i campi di concentramento e gli echi terribili delle fucilazioni. A spingerla a tornare nella propria terra dopo vent’anni è la figlia Claudia, partita alla scoperta di un Cile a lei sconosciuto, che le lascia una lettera fitta di domande angoscianti e richieste di chiarimento. Laura allora inizia un doloroso percorso della memoria scrivendo una lunga confessione alla figlia in cui deve affrontare il ricordo del perverso rapporto tra vittima e carnefice che ebbe con il comandante del campo, illudendosi di “fare giustizia” dove nessuna giustizia è più possibile.
In uno stile crudo e ossessivo, l’autore riapre nelle coscienze dei personaggi le ferite insanabili, per mostrare al lettore, sotto la superficie “desertificata” di un’umanità ambigua, la doppia faccia dell’orrore, nello scenario parossistico di una festa che miscela sacro e pagano, i rituali ancestrali con l’ipocrisia del presente. E Laura, che ha taciuto per vent’anni, è tornata a sconvolgere per sempre una realtà che tutti si illudevano fosse immutabile.
Carlos Franz
Carlos Franz è nato nel 1959, dopo aver studiato Legge all’Università del Cile ha lasciato la professione di avvocato per dedicarsi alla scrittura. Il suo primo romanzo, Santiago Cero, ha vinto il Premio Latinoamericano de Novela CICLA, a cui è seguito Dove una volta c’era il paradiso (edito in Italia da Feltrinelli e tradotto in otto paesi), da cui è stato tratto un film in Spagna. Ha vissuto a Berlino, Cambridge e Londra, attualmente risiede a Madrid dove è addetto culturale dell’Ambasciata del Cile.