«Meraviglioso. Pieno di deliziose intuizioni sul mondo dell’arte britannico dell’epoca e sulle strane macchinazioni dell’Unione Sovietica nei giorni del suo tramonto. È un’immancabile aggiunta alla letteratura su Francis Bacon».
Max Porter
«Un resoconto comico e macabro dell’arte dietro la cortina di ferro».
The Guardian
«Gli aneddoti di Birch scintillano».
The Observer
Mosca, 1986. Un giovane intraprendente curatore e gallerista inglese di nome James Birch al suo primo viaggio in Unione Sovietica decide che Mosca è il posto giusto dove organizzare la sua prossima mostra di artisti britannici. L’epoca è quella della perestroika e della glasnost, di Mikhail Gorbaciov e della prossima caduta del Muro di Berlino, ma l’apertura all’occidente è una strada ancora impervia e poco praticata per la Russia. A sfondare ogni resistenza da parte dei funzionari del KGB e burocrati sovietici è l’arte di Francis Bacon, che diventa protagonista di un monumentale progetto di mostra che infine vedrà la luce alla Casa Centrale degli Artisti di Mosca il 22 settembre del 1988. A raccontare la rocambolesca genesi di questa personale rivoluzionaria è oggi lo stesso Birch, autore di un memoir scintillante e potente nel suo perseverare nell’idea che l’arte, allora come ora, possa cambiare i cuori e le menti dei popoli.
James Birch
James Birch è un curatore, mercante d’arte e gallerista inglese. Nel 1983 ha aperto a Londra la sua prima galleria, la James Birch Fine Art, specializzata nel lavoro di artisti surrealisti e giovani contemporanei. Sempre a Londra, a Soho, nel 1987 ha aperto la sua seconda galleria, la Birch & Conran Fine Art, e a Clerkenwell, un decennio più tardi, la A22 Gallery. Birch ha esposto opere di Grayson Perry, Francis Bacon, Gilbert & George (che nel 1990 ha portato sempre a Mosca), Genesis P-Orridge, Eileen Agar e Denis Wirth-Miller nelle gallerie di tutto il mondo.