Fratello grande è un autista Uber. Chiuso undici ore al giorno nella sua auto con la radio sempre accesa, rimugina sulla vita e sul mondo che gli passa davanti o dentro il taxi.
Fratello piccolo, l’idealista della famiglia, è partito da mesi per la Siria come infermiere con un’organizzazione umanitaria musulmana e non ha dato più notizie. Un silenzio che logora il fratello e il padre in attesa di una risposta alla domanda: perché è andato? Una sera suona il citofono. Fratello piccolo è tornato…
In questo continuo perdersi e cercarsi dei due fratelli, in una famiglia con le radici strappate, in un mondo dove ogni giorno il giusto e lo sbagliato si rovesciano, sta la forza sorprendente di questo romanzo di avventure e di idee.
«Con un linguaggio parlato molto efficace, Guven passa dall’affresco sociale al noir su uno sfondo di jihad. Sorprendente, illuminante, ma anche buffo».
Le Nouvel Obs
«Una lingua che travolge, un romanzo incisivo, divertente, ragionato e pieno d’immaginazione».
Le Point
«Uno stile esplosivo».
Le Figaro Littéraire
«Sono tornato a casa sconvolto, assalito da uno tsunami di ricordi, sommerso dalle mie angosce, la camicia fradicia di sudore. Sono riemerso una mezz’ora dopo. Quello alla stazione dei pullman era proprio mio fratello, non sono matto. L’ultima foto che ho di lui risale a quando sono tornato dall’esercito. L’ho guardata e riguardata tutta la notte, e in diverse condizioni mentali, strafatto di erba, poi invece lucido, e la conclusione, senza alcun dubbio, era che non avevo sognato. Dov’era? Che cosa voleva? Perché non aveva chiamato? Un pezzo di merda. Un bastardo. E lo è sempre stato. Veniva lui e solo lui, prima di chiunque altro, prima della famiglia, del padre, della vecchia, di me. Il signor infermiere. Il signor volontario islamista. Salvare il mondo, come no. Solo per tirarsela. Per fare il capetto. E dare lezioni di morale a tutti».
Mahir Guven
Figlio di rifugiati in Francia, di madre turca e padre curdo, Mahir Guven è nato nel 1986 a Nantes, dove è cresciuto con la mamma e la nonna. Con Fratello grande ha vinto il Premio Goncourt per il primo romanzo, il premio Régine Deforges per l’opera prima e il Premio Première.