A un conflitto così drammatico e complesso come quello tra ebrei e arabi in Palestina possiamo forse avvicinarci meglio attraverso un romanzo. Ci sono cose che si capiscono più attraverso la storia di un uomo, i suoi sogni, le sue delusioni, le amicizie, le nostalgie, la descrizione della sua casa, della sua terra, di una torrida estate in cui, nel giro di pochi giorni, vengono al pettine i nodi intrecciati nel corso di una vita densa e avventurosa. Così è per questo romanzo che ci mostra, attraverso la storia di un colono ebreo russo emigrato in Palestina agli inizi del secolo, tutta la complessità di quel dramma: due popoli, ebrei e palestinesi, che si contendono da millenni quel pezzo di terra; la spirale repressione-terrorismo che cresce durante l’occupazione britannica e raggiunge il suo apice nei mesi (in cui si svolge il romanzo) precedenti la creazione d’Israele; il conflitto che fin dai primi anni della colonizzazione oppone i sionisti di sinistra (tra cui Bogatir, il protagonista del romanzo) ai nazionalisti che formeranno l’Irgun; la diversità della gente che formerà la nazione israeliana, chi proveniente dai lager nazisti, chi dal mondo medievale dello Yemen, chi dai ghetti e dai villaggi dell’Europa orientale dove convivevano giovani rivoluzionari e rabbini miracolosi.
György G. Kardos
György G. Kardos, scrittore, giornalista e drammaturgo insignito del Premio Attila József, è nato il 10 maggio 1925 a Budapest. Ha terminato il liceo nel 1943. Il 10 maggio 1944, giorno del suo diciannovesimo compleanno, fu deportato nel campo di lavoro di Bor. Nello stesso anno i partigiani jugoslavi liberarono il campo. In seguito György Kardos andò in Palestina, dove si arruolò nell'esercito.
Ritornò in Ungheria nel 1951 ma, considerato un elemento sospetto, trovò impiego solo nel settore edile. Tra il 1955 e il 1956 fu drammaturgo del Teatro Kisfaludy di Győr. Tra il 1956 e il 1958 collaborò con la sezione letteraria della Radio ungherese. Tra il 1958-1965 e il 1972-1974 lavorò come drammaturgo presso il Teatro statale delle marionette. Autore di testi e redattore teatrale, al suo nome sono legati numerosi libretti di operette e fiabe: Le avventure di Misi Mokus (1961); Biancaneve (1963, 1970, 1980-1981); Gulliver a Lilliput (1965, 1981, 1994); Fata Lala (1969, 1983); Quattro in pigiama (1970); Brammer-Grünwald: Contessa Marica (1988, 1997); La nonna (1990); Le avventure di Peti Rosszcsont (1999). Ha scritto anche diverse sceneggiature cinematografiche, premiate con il premio Nívó: Bombetta e naso a patata (1978); Una storia con la schiuma (1979); Mendicanti (1984); Io e il mio fratellino (1989).
Nell'ultimo decennio della sua vita fu redattore di prosa per la rivista Élét és Irodalom e collaboratore del Kurír.
Nel suo unico racconto, Bisogna amare Théophile Gautier, ha narrato le sue esperienze con il vino e di come è arrivato in Palestina.
Nella sua trilogia di romanzi – I sette giorni di Avraham Bogatir (1968), Dove sono finiti i soldati? (1971) e La fine della storia (1977) – ha scritto delle sue esperienze in Israele.
Altri suoi lavori: Villon e gli altri (1978, musical rock); Gioco a premi (1993, romanzo); Anche questo sono io (1996, saggistica); Giusto per raccontare (2000, saggistica).
Ha messo a frutto le sue competenze linguistiche – parlava otto lingue – lavorando in più occasioni per la televisione tedesca e italiana.
György Kardos è morto a Budapest il 22 novembre 1997.
Nel 2000 è stato eletto membro postumo della Accademia letteraria digitale. Nello stesso anno ha ottenuto il titolo di cittadino onorario di Belváros-Lipótváros.
Nel 2020, Belváros-Lipótváros e la famiglia hanno apposto una targa sul muro della casa in Irányi utca 8, dove ha vissuto e lavorato negli ultimi vent’anni della sua vita.
Premi: 1978 – Premio Attila József; 1984 – Premio Tibor Déry; 1992 - Penna d'oro; 1993 – Premio Gyula Krúdy; 1995 – Premio Letteratura; 1997 – Premio Sándor Márai.