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C'era una volta in Palestina nel buio del Novecento

Autore: Susanna Nirenstein
Testata: La Repubblica
Data: 23 maggio 2024

Terra, sudore, determinazione e sangue sono il nucleo di I sette giorni di Avraham Bogatir dell'ungherese György G. Kardos, riedito oggi da e/o dopo 35 anni. Difficilissimo trovare menzioni del titolo (che in realtà faceva parte di una trilogia, seguito da Dove sono finiti i soldati? e La fine della storia mai tradotti in italiano) e anche disamine del suo lavoro nel web: quel che si sa è che Kardos nacque nel 1925 a Budapest da un padre editore, che era ebreo e che nel 1944 fu deportato nel campo di lavoro di Bor, dove fu liberato dai partigiani. Ed è nello stesso '44 che György va nella Palestina del Mandato Britannico, dove si arruola, prima con gli inglesi poi nell'esercito dello Stato ebraico. Tornato in Ungheria nel 1951 per una malattia della madre, viene guardato con sospetto dalle autorità, e l'unica professione che riesce a trovare è quella di muratore, anche se man mano riacquista un ruolo nella vita culturale di Budapest dove muore nel 1997: c'è un'intervista a suo figlio che lo racconta come disincantato, stupefatto, rassegnato quanto ironico e circondato di amici letterati che tentavano di distoglierlo dai suoi silenzi. Ed è così, disincantato, ironico, malmostosamente attento a chi lo avvicina, che ci appare anche Avraham Bogatir, il protagonista del suo libro: siamo all'indomani della Seconda guerra mondiale, i profughi sopravvissuti alla Shoah cercano di entrare, ma la trama si svolge quasi unicamente intorno alla comunità agricola semicollettiva di Beer Tuvia (...)