Fin dal titolo, “Modi di sopravvivere” di Fabrizia Ramondino si segnala come un libro da portare con sé, leggere e rileggere. Quanti modi e quali, vediamo. Sono cronache, scritti di denuncia sociale e politica redatti secondo la filosofia dell’ininterrotta militanza. Prima di svelare la sua vocazione di narratrice Ramondino ha fatto politica più che letteratura. Il suo primo romanzo, Althenopis, 1981, arriva alla fine di un lungo periodo di militanza, a Napoli. Insieme a Enrico Pugliese, allievo di Manlio Rossi-Doria, e a Giovanni Bottura, che era stato collaboratore di Danilo Dolci in Sicilia, aveva fondato intorno al ’68 il Centro di coordinamento campano, in rottura con le politiche del Partito Comunista.
Dei tre Ramondino era l’artista, amica e allieva di Anna Maria Ortese e di Elsa Morante. Una grandissima scrittrice, e difatti Goffredo Fofi osserva nell’introduzione del volume come anche questi testi siano pagine limpide, “rari esempi di una grande intelligenza e di una grande passione sociale, di un ostinato amato direi perfino goduto impegno politico” eppure perfettamente coerenti con il lavoro di una scrittrice che “senza rinunciare ad alcuni privilegi (culturali, non economici) della sua origine ha saputo stare nella storia degli ultimi senza narcisismi e ideologismi”.
Sono stupende, le cronache napoletane di Ramondino. Sono pagine di letteratura e impegno civile e politico. “Mario fa provini con gli attori. Dice che sono straordinari, che hanno doti naturali come i napoletani. Un gruppo ddi tecnici è andato a Tindouf a comprare acqua minerale, pasta e altre provviste, per i nostri vizi e per non gravare troppo sull’organizzazione”. Questo è l’inizio del racconto “Polisario, un’astronave dimenticata nel deserto”. Non vi perdete questo libro.