Una giovane reporter americana arriva in Romania per un’intervista con Ion Torgu, misteriosa figura di spicco della malavita nell’Europa dell’Est. Giunta sui monti della Transilvania si accorge però che il suo non sarà un semplice viaggio di lavoro, e l’incontro con Torgu la segnerà irrimediabilmente. Perché Torgu è un vampiro. Ma la provenienza transilvana è l’unica caratteristica che ha in comune con le creature rese celebri dalla penna di Bram Stoker e poi da tanti altri film e libri. Niente più zanne acuminate, ma denti neri e gengive marce; niente assalti notturni, ma omicidi rozzi e brutali con un coltello e un secchio per raccogliere il sangue. Il vampiro di John Marks non è una creatura ultraterrena, la sua è più che altro una condizione spirituale, un rapporto morbosamente intimo con la sofferenza che nel corso dei millenni l’uomo ha causato a sé stesso. Beve il sangue delle sue vittime per dissetare i morti che gli parlano nella testa, che gli raccontano storie atroci di massacri, guerre e genocidi. Immortale, rivive di continuo le morti altrui. E quale luogo può chiamarlo a sé con più forza della New York ancora segnata dall’enorme cicatrice dell’11 settembre?
West Side-Transilvania è un’opera davvero profonda e originale, una lunga e sofferente riflessione sulla condizione umana. Un mosaico narrativo, degno erede della tradizione gotica, dove l’orrore e la paura sono esplorate nel loro aspetto e impatto psichico e dove il mostro è una creatura d’angoscia e dolore, gravato dal fardello di una lunga litania di nomi: le innumerevoli città, i paesi e i villaggi in cui l’uomo ha versato il sangue dell’uomo.
John Marks
John Marks è uno scrittore acclamato dalla critica. Le sue opere includono The Wall, segnalato dal New York Times nel 1998 come uno dei migliori libri dell’anno, e War Torn, nominato da Publishers Weekly come uno dei migliori romanzi del 2003. Vive con la famiglia nel Massachusetts.