Dopo un primo capitolo che descrive un’ immersione nel fiume seguita da una tragedia, avvenuta venticinque anni prima, si salta nel tempo fino al 2008 a Rouen, capitale della Normandia, al primo glorioso giorno della quinta Armada. Ma per parlare dell’Armada bisogna, tanto per cominciare, presentare la sua cornice o città che l’ha inventata: Rouen. Rouen è un importante porto commerciale francese ma a circa 60 km dal mare, una città multiforme, che sorge nella bassa Valle della Senna, fra le ampie anse formate dal fiume. Importante centro nel periodo romano e nel Medioevo, ospita chiese gotiche, come Saint-Maclou e Saint-Quen, e un centro pedonale lastricato in cui svettano suggestive case medievali in legno e muratura. Il profilo della città è dominato dalle guglie della Cattedrale di Notre-Dame, immortalata in tanti dipinti del grande Monet. L’Armada invece, vero ed eccitante palcoscenico del romanzo, è una manifestazione che dal 1989 ogni cinque anni circa si svolge proprio a Rouen. Per dieci giorni infatti si radunano nel porto di Rouen numerosissimi velieri, le navi di una volta, insomma quelle con le vele, gli alberi e le cordame. E quest’anno il 2008 l’anno di “Usciti di Senna” ce ne sono più di 100! E guardate che a mettere in fila 100 velieri (diciamo 50, perché 50 stanno attraccate a una riva della Senna e 50 a quella opposta) ci vogliono almeno un paio di chilometri, tutti ininterrotti di bandierine, bancarelle, musica, marinai, colori, sapori, che arrivano da ogni parte del mondo. E anche questo primo giorno a Rouen di gente ad ammirare lo spettacolo tra cittadini e turisti ce ne sono veramente tanti, mezzo milione e più, quando un giovane atletico e bel marinaio messicano si tuffa a sorpresa nella Senna dal più alto pennone della suo veliero, il Cuautémoc e resta sott’acqua per un po’ prima di riaffiorare. Esibizione applaudita dal pubblico ma naturalmente non approvata dagli ufficiali. Pertanto il tuffatore viene consegnato a bordo fino a cinque giorni dopo quando potrà finalmente scendere a terra ma, dopo appena una serata di bagordi in compagnia, viene assassinato in misteriose circostanze e il suo cadavere abbandonato sul Lungo Senna vicino alla sua nave. Quel delitto sarà una pessima notizia e una grossa grana per il commissario Paturel, divorziato ma che in questo mese di luglio del 2008 ha la custodia dei suoi figli bambini e ha promesso di spupazzarli e poi vedere con loro La Parata, la sfilata finale dell’Armada. Ma se un assassino si aggira per le strade della città, la bella festa potrebbe addirittura saltare. All’inizio alcuni indizi gli farebbero pensare, o forse meglio dire sperare, in un banale delitto passionale o legato alla droga ma, ma… troppo facile. Insomma qualcosa non quadra, questo omicidio è troppo strano. Per il patologo infatti, (il medico legale incaricato), il giovane “Aquilero”, come è stato subito soprannominato il giovane assassinato, ragazzo ribelle di buona famiglia e vero nome Carlos Jesus Aquilers Mungaray, è indubbiamente morto alle 2 del mattino, ma il suo corpo ha cominciato a decomporsi soltanto 3 ore dopo! Perché mai? Secondo l’ispettore Stepanu, l’intelligente “caca dubbi”, insomma il Cassandra della stazione di polizia, questo caso è complicato anche perché si sono trovati dei tatuaggi sulla schiena del defunto. Tatuaggi che rappresentano 5 animali: Colomba, Coccodrillo, Tigre, Squalo e Aquila. Ma quello che rappresentava l’aquila, è stato seminascosto da un orrendo marchio a fuoco. Per Stepanu, i tatuaggi potrebbero essere il simbolo di un patto piratesco tra marinai. Se si sta a certe leggende locali potrebbe esserci nientemeno che un legame con storie legate alla filibusta, un qualcosa insomma risalente addirittura ai pirati Vichinghi che per primi predarono la Normandia… A conti fatti un monumentale problema per il povero commissario Paturel, padre in carica, coinvolto in una catena di delitti da paura ma uomo intelligente e quando serve d’azione, che sa circondarsi di collaboratori competenti, menzione speciale a Stepanu. Polacco d’origine, timido ma attento e cervello fino che lo pungola con i suoi “Non vorrei dire” che ohimè colpiscono sempre a fondo. Volente o nolente la fascinosa Maline Abruzze, giornalista del Seinomarin, l’ottimo settimanale di Rouen, si trova coinvolta quasi per caso nel bel mezzo dell’indagine. Sì certo rientrerebbe nei suoi compiti recensire l’Armada, a proposito l’Italia è rappresentata dal nostro super veliero scuola: l’Amerigo Vespucci. Curiosa per natura come per professione, Maline non esita a buttarsi pur di saperne di più, anche se ciò significa pagare di persona, in particolare con il bello, ma che dico: statuario Olivier Levasseur, il direttore delle relazioni con la stampa per l’Armada. Il movente potrebbe essere un favoloso tesoro che giace sul fondo della Senna da secoli. Un tesoro che ci rimanda ad antiche storie su Giovanni da Verrazzano, sull’oro del’ultimo re inca e a un dramma lontano Quale strano patto sembra vincolare quattro giovani marinai? Quali tesori sepolti nei meandri della Senna stanno cercando? Sarà Maline a intuire il possibile intreccio tra l’omicidio di Aquilero e il bottino dei pirati della Senna, mitico tesoro che da secoli sarebbe nascosto da qualche parte nei meandri del fiume? Questa scoperta non fa che infittire il mistero e trasformare un’indagine di routine in un’aggrovigliata matassa. Ma se invece si trattasse di una qualche ruberia dietro l’Armada? Insomma le piste si moltiplicano e rischiano di portare fuori strada. Con un meraviglioso spettacolo, la Parada finale delle navi, atteso da oltre 8 milioni di turisti che non si può fermare a nessun costo. E allora bisogna imbarcarsi in una spasmodica corsa contro il tempo. Una indimenticabile serie di accorgimenti usati da Michel Bussi sommati ai suoi consueti trucchi narrativi sempre apprezzati dai lettori: un crimine, un enigma e una serie colpi di scena, conditi stavolta da una brava giornalista investigativa e completati da un frizzante e imprevedibile finale. Ottimo lavoro di ricerca svolto dall’autore per rafforzare l’interesse per la storia e rendere l’atmosfera di Usciti di Senna terribilmente realistica. Le descrizioni dei luoghi sono così precise da diventare reali e molto stuzzicanti le tracce storiche che rimandano a Victor Hugo. La fertile penna di Bussi che in “Ninfee nere” ci aveva avvicinato all’impressionismo, questa volta ci documenta anche sulla, sconosciuta ai più ma famosissima nei passati secoli, pirateria normanna troppo a lungo dimenticata, con un crescendo di situazioni in cui le tracce dell’assassino in fuga si confondono con quelle di leggendarie imprese di vichinghi o fieri predoni seicenteschi e, con una successione di colpi di scena con le vite dei protagonisti in bilico sullo sfondo magico delle più belle navi del mondo. Un avventuroso e coinvolgente thriller, scritto da Bussi nel 2008 ma che valeva assolutamente la pena di rimettere in pista.
Alla fine dei dieci giorni dell’Armada tutte le navi, esibendo il gran pavese da Ruen scendono il corso della Senna fino a Le Havre: una sontuosa Parata che si snoda per decine di chilometri tra le anse e i meandri del grande fiume navigabile e richiama sugli argini milioni di spettatori entusiasti.
(la 7° e ultima edizione della grande Armada è stata nel 2019)