A breve distanza dal suo ultimo romanzo, Michel Bussi torna in libreria con un libro ambientato nella sua terra natale, la Normandia.
L’opera è un giallo ben congeniato, nel quale un mistero circoscritto alla manifestazione più importante di Rouen, l’Armada, si dipana e si dimostrerà notevolmente complesso, fatto di moventi a dir poco inusitati e di personaggi di vario genere e spessore che non mancheranno di farci anche sorridere.
L’ambientazione ci dà immediatamente conferma delle doti di Bussi nel descrivere la sua amata terra. Il territorio in cui si svolge l’azione è un coacervo di bellezze mozzafiato in cui la Senna è la stella principale. Il grande e sonnolento fiume, impreziosito dal suo passaggio sotto i mirabili ponti di Parigi, arriva a Rouen, capitale della Normandia e prosegue la sua placida corsa fino al mare, sinuoso come una sirena, curvo e splendente come un nastro luccicante, le cui acque grigie e limacciose sono così profonde da essere navigabili e così antiche da nascondere fitti misteri.
Ogni cinque anni la Senna richiama da tutto il mondo i più bei velieri, che stazioneranno a Rouen per poi concedersi agli occhi dei francesi, accorsi da molte zone anche lontane, con una magnifica parata il 14 luglio, sopra le acque della Senna.
Nell’incredibile carosello di folla, di entusiasmi e di eccessi, si svolge la vicenda, che si consumerà in una manciata di giorni fino a culminare con la festa nazionale francese. Bussi è bravissimo a rendere al lettore l’atmosfera dall’Armada tanto che sembra di sentirne gli odori, di acqua stagnante, di birra, che scorre a fiumi, di zucchero e di sudore. E con la stessa facilità, sentiamo nelle orecchie una musica di fisarmoniche, che aleggia nella nostra testa mentre leggiamo, rapiti.
Questa è Rouen a luglio del 2008. Gli eventi, che tutti si aspettano roboanti e chiassosi, precipiteranno con alcune morti e sconvolgeranno i programmi dei protagonisti: quelli del commissario Gustave Paturel, al quale la ex moglie ha lasciato i figlioletti per andare in vacanza, quelli dei suoi collaboratori, gli ispettori Colette Cadinot e Ovide Stefanu. Se l’una, precisa e controllata, rappresenta la ragione, l’altro, intuitivo e contorto, rappresenta il caso, la possibilità, quella così fantasiosa e remota che non può non accadere alla fine.
Il trio è davvero ben assortito: Paturel, una sorta di Don Abbondio moderno, nemico della tecnologia e dell’autocontrollo, costretto a dare in pasto i figli ad improbabili baby sitter, desideroso solamente che il caso si chiuda in fretta e senza clamori; Stefanu, invece, incline a trovare indizi insoliti anche dove nessuno ne troverebbe. Stefanu è soprannominato, non a caso, “Ispettore Cassandra” per la sua incredibile capacità di predire catastrofi investigative e che è solito iniziare ogni sua frase anteponendo un sinistro “non vorrei fare il guastafeste”. E’ chiaro, naturalmente che Ovide è per definizione un guastafeste, almeno per Paturel, che per sua natura rifugge le complicazioni come il diavolo con l’acquasanta. Dal canto suo Colette è costretta a fare da mamma al commissario, che è incline a cedere alla fretta e a semplificare tutto.
Infine faremo la conoscenza con Maline, una vera forza della natura! Curiosa, attenta, ironica, davvero in gamba, sebbene il suo passato non sia immune da eventi dolorosi. Sarà Maline che darà la svolta decisiva alle indagini, andando a scoperchiare un vero e proprio vaso di Pandora, in cui storia e pregiudizio si fondono.
In questo romanzo non si smarrisce mai la voglia di sorridere.
L’ironia di Bussi è proverbiale. I suoi dialoghi, i personaggi a cui dà vita, sono sempre meravigliosamente unici! In “Usciti di Senna” l’autore non si smentisce e il risultato è un romanzo piacevolissimo, che si legge senza alcuna fatica e che ci dà, pagina dopo pagina, la voglia di andare avanti e la gradevole sensazione di leggere i pensieri di un amante della vita e della finzione.
Bussi non si dimentica, seppur nell’estro caricaturale di cui dota i suoi personaggi, di dispensare al lettore brevi passaggi su temi importanti, quali la disgregazione della famiglia e lo stress a cui si è sottoposti nella nostra vita attuale, che ci spinge sempre più a diventare stereotipi fatte persone.
Insomma, Bussi fa nuovamente centro e conferma le sue doti di grande narratore. Un romanzo per tutti che incuriosisce dall’inizio alla fine e che brilla di luce riflessa grazie al naturale talento del suo autore, capace di tessere trame originalissime ed articolate dove si muovono personaggi spesso bislacchi ma sempre ottimamente caratterizzati e naturalmente calati nella società attuale.