Il libro La santa tenebra, scritto dal georgiano Levan Berdzenisvili e pubblicato in Italia nel 2018 dalla casa editrice Edizioni e/o, racconta l'esperienza dell'autore e del fratello Davit nei tre anni trascorsi nel Gulag della Mordovia. Deportati con l'accusa di aver costituito un movimento insurrezionalista per l'indipendenza georgiana, i due fratelli si ritrovano detenuti in qualità di prigionieri politici e lavorano, insieme agli altri prigionieri, in un'industria tessile specializzata in produzione di guanti, dove la "quota" minima è fissata a 92 paia di guanti al giorno per ogni prigioniero.
L'autore, studioso di filologia classica e specializzato nelle commedie di Aristofane, trasforma la tragedia del campo di prigionia in una commedia agrodolce in cui ogni piccolo dettaglio sembra realizzato appositamente per far sorridere il lettore, ma ancor più i protagonisti della vicenda.
I piccoli sabotaggi ai danni dell'industria sovietica che sfrutta i prigionieri, o ai danni del collega antipatico, sembrano scaramucce da cortile dell'asilo; si trascorre il tempo discutendo animosamente di calcio (sport molto amato in Georgia) e di scacchi, placando i morsi della fame scambiandosi su fogli di recupero vecchie ricette tramandate da nonne e mamme, e ogni occasione è buona per organizzare una "festicciola" con il poco che si riesce a mettere da parte dal rancio. Una zolletta di zucchero e un tè nero annacquato e riscaldato più e più volte diventano un simposio medioevale, le ore di svago forzoso fatto di film e libri propagandistici diventano un'occasione ulteriore per stare insieme e confrontarsi, non mancano mai i litigi per questioni nazionalistiche, ideologiche, sportive, ma nel libro sono pochissimi gli accenni alla sopportazione del freddo, della fame, della fatica, della prepotenza delle guardie. Levan Berdzenisvili riesce a strapparci un sorriso pur raccontando l'orrore, si muove delicatamente sui suoi stessi ricordi, tira fuori il meglio dall'esperienza peggiore della sua vita e tra le righe ci ricorda che, come già sapevano i Greci, la commedia è solo l'altra faccia della tragedia, ma la catarsi dai demoni del passato può passare anche da una risata.