C’è un bellissimo film, Matrimonio in quattro, diretto del più grande regista di commedie romantiche della storia del cinema, Lubitsch, che presenta meravigliosamente una Vienna in seppia, glamour e gaudente che sembra essersi lasciata definitivamente alle spalle il primo conflitto mondiale. E una certa eco di questa Vienna in qualche pagina la si può ritrovare anche nel giallo di Alex Beer, La donna in Rosso. Solo che qui, l’autore ha volutamente deciso di sacrificare gli sfarzi di una città di perenne splendore come la capitale austrica, per presentare la sua parte più scura, più pericolosa, più macabra, anche più rivoluzionaria, se vogliamo.
E ci riesce talmente bene che la città diventa a tutti gli effetti la vera protagonista dell’intero romanzo che si presenta come un giallo, ma finisce con l’essere un viaggio nella natura umana e nel suo desiderio costante e mai sopito di desiderare sempre di più.
Nel 1920 August Emmerich è rientrato al suo posto nella stazione di Polizia della città. È un bravo funzionario e un sapiente investigatore, ma essendo rimasto invalido sul campo mentre combatteva durante la Prima guerra mondiale, è snobbato e messo da parte dai colleghi, che lo relegano solo a casi subordinati o alla pratica di noiose scartoffie. Il fatto è che August rimane un investigatore dal grande fiuto e quando viene assassinato un noto politico e i suoi colleghi archiviano in fretta il caso, lui decide di investigare fino in fondo e capire davvero cosa c’è dietro la morte del conosciutissimo uomo, avvicinandosi ad ambienti estremi e pericolosi per scongiurare la morte di altri personaggi e scoprire il vero colpevole.
La donna in rosso, più che un giallo classico è un romanzo di ambientazione dove la trama è solo un pretesto per creare nei lettori quella facilità per fare un viaggio storico e geografico nell’Austria degli anni Venti, dove, dopo la sconfitta ricevuta alla fine del primo conflitto mondiale, gli animi non sono affatto quieti e la società sembra assolutamente divisa a metà tra chi guarda al futuro con ottimismo e nuova vitalità e chi non può fare a meno di leccarsi ancora le cocenti ferite e per questo trama, inganna, abbindola, uccide, se serve.
Lo stesso protagonista Emmerich è una vittima della società post bellica in una Vienna ostile e imbarbarita dove l’ambizione di cambiare la propria posizione sociale non conosce limiti e ostacoli. Alex Beer è il Luchino Visconti del giallo contemporaneo, il Lubitsch della narrativa moderna perché come lui nessun altro riesce a ricreare ambientazione e mood di un’epoca. La donna in rosso ne è una eccezionale conferma, un libro che non mancherà di affascinare ogni singolo lettore.