Per leggere questo libro serve un piccolo dolore, una storia d’amore a senso unico, qualcuno a cui abbiamo donato cura infinita in cambio di nulla, una timidezza che ci ha impedito di esplicitare i nostri sentimenti... Una specie di devozione a qualcuna o a qualcuno, che non ha mai saputo di ricevere pensieri e attenzioni amorose da noi. Così succede nel libro La mia devozione (ed. e/o), raffinato e struggente di Julia Kerninon, che racconta dal punto di vista di Helen la sua relazione con Frank. Entrambi i protagonisti sono figli di diplomatici, studiano con alterne vicende e si formano per affrontare un mondo pieno di arte, letteraria e pittorica. Lei è impegnata e lavoratrice, si occupa di parole e sceglie la letteratura, lui scapestrato e irrequieto, opta tardivamente per la pittura, dove arriva ad emergere. Condividono una casa ad Amsterdam, che diventa nido, rifugio, luogo di lavoro, terreno conflittuale di incontro e scontro. Lei non dichiarerà mai a Frank il suo profondo e assoluto amore, anzi deciderà persino di sposarsi con un altro uomo; lui avrà decine di relazioni con altre donne, più o meno durature, senza mai rinunciare alla devozione di Helen. Perché Helen lo ama da sempre e per sempre. A un certo punto della vita si perderanno – il motivo è da scoprire leggendo il libro – ma si ritroveranno, per caso, anziani. L’ultimo atto devoto della donna sarà la ricostruzione della loro storia, dove tutto viene raccontato, con pathos e ironia, senza mai togliere potenza ai sentimenti che sembrerebbero vitali anche quando vengono sublimati
