Edizioni e/o già in passato ci ha portati all’interno di una specie di micromondo, quello di un konbini giapponese, nel quale cercava di vivere serenamente la protagonista. Anche in Red Girls le protagoniste sono donne, tutte legate ad una grande dimora all’interno della quale le loro vite si dispiegheranno in modi completamente diversi eppure intersecati fra loro e con la storia del Giappone.
Red Girls di Kazuki Sakuraba si fa strada nella letteratura giapponese contemporanea mescolando realismo magico (corrente di cui ancora oggi Haruki Murakami è il più grande esponente giapponese), un pizzico di giallo e romanzo storico, creando un mix dalle tinte cremisi, che ci mostra non solo le donne della famiglia Akakuchiba ma anche l’evoluzione economica e sociale del Giappone, dal dopoguerra ai giorni nostri.
Le donne Akakuchiba
La lunga e difficile storia degli Akakuchiba viene narrata dalla terza donna della famiglia, ovvero Touko Akakuchiba. Grazie alle sue parole, conosceremo sua nonna Man’yo e sua madre Kemari, le quali vissero molto intensamente seppur in modi completamente diversi. Le loro vicende, ricche di dettagli, assumeranno un’aura quasi leggendaria e, d’altronde, non si può certo dire che le due donne fossero così ordinarie.
Man’yo è una “figlia della montagna”, un’orfana che viene cresciuta da una famiglia del posto, subendo angherie per via della sua pelle scura e per il suo analfabetismo, finché quasi per caso si ritrova in sposa all’erede di una delle due famiglie più importanti del paese, la famiglia Akakuchiba appunto. In seguito al matrimonio, rivelerà il proprio segreto alla matrona degli Akakuchiba: Man’yo, infatti, ha il dono della chiaroveggenza e spesso avrà visioni decisive per il destino degli Akakuchiba.
La giovane assicurerà ben presto un erede alla famiglia, fino ad avere poi quattro bambini, tutti molto diversi per indole ma nessuno tanto problematico come la sua secondogenita Kemari. Lei avrà un destino molto diverso da sua madre: Touko ci racconterà delle sue scorribande in sella alla moto e a guida di un folto gruppo di ragazze ribelli, fino a quando non abbandonerà le vesti di teppista per intraprendere una carriera inaspettatamente luminosa come mangaka, che le risucchierà tempo ed energie.
Infine, avremo modo di conoscere direttamente anche Touko, la quale, pur considerandosi una fallita rispetto a loro, avrà il difficile compito di mettere insieme i pezzi lasciati in disordine dalle donne che l’hanno preceduta, per far sì che la storia della sua famiglia si concluda degnamente e che questa possa finalmente andare avanti dopo le numerose peripezie da loro affrontate. Perché vivere in casa Akakuchiba è come vivere in un mondo a sé, mentre il mondo reale, invece, va avanti inesorabilmente.
Realismo magico e realtà
Ogni cosa, in Red Girls, è immersa in un’aria quasi divina. Forse a causa del punto di vista della narratrice, così piena di ammirazione per la madre e la nonna e informatissima su tutti i membri della famiglia, il lettore percepirà donne e luoghi lontani, come fossero situati in un luogo indefinito.
Vi è un costante simbolismo, infatti, che circonda soprattutto Man’yo, Kemari e casa Akakuchiba. Il titolo Red Girls allude a vari elementi comuni alle protagoniste: innanzitutto, al loro stesso cognome, poiché Akakuchiba significa letteralmente “Foglia rossa morta”; tutte e tre, poi, vivono gran parte delle loro vite tra le mura della grande villa rossa, che sovrasta il villaggio insieme all’altoforno gestito dalla famiglia, onnipresente fino alla fine come fosse un guardiano.
Tutto è ricoperto di rosso, un colore che viene associato a più di un concetto, primo fra tutti alla passione: Kemari sicuramente ne aveva da vendere, quale capobanda di un gruppo enorme di ragazze delinquenti e come donna nata sotto il segno del Cavallo di Fuoco, cosa che la rendeva impetuosa e difficile da gestire; con sua madre Man’yo, invece, tenuta in grande considerazione per via del suo dono di chiaroveggenza, il rosso assume un significato più solenne e sacro, come è possibile constatare dai templi caratteristici di tutto il Giappone, poiché considerato un colore simbolo di purezza come per noi lo è il bianco.
L’elemento magico intrinseco di queste donne, influenzate dalla loro “indole rossa”, così pura e spontanea, si mescola e si fonde con la realtà del Giappone dagli anni ’50 fino agli anni 2000, come fossero sciolti assieme nello stesso altoforno Akakuchiba.
La storia del Giappone è colma di cambiamenti repentini: nel giro di pochi anni, che ci scorreranno davanti tra le pagine quasi come un film, vivremo assieme a Man’yo, Kemari e Touko il dopoguerra giapponese, il periodo della bolla economica e il suo successivo scoppio, raccontati dettagliatamente per poter giustificare la totale accettazione del potere di Man’yo e l’assenza di proteste o messa in discussione dei modi di fare di Kemari. Loro, come donne della grande famiglia Akakauchiba, sono necessarie così come sono per far fronte alla velocità con cui il tempo cerca di scalfire la loro famiglia apparentemente intoccabile da qualsiasi cosa, perfino dal tempo che passa.
Red Girls, un romanzo per scoprire la storia del Giappone
Se non si conosce la storia degli ultimi sessant’anni in Giappone, la narrazione potrebbe sembrare a tratti più lenta, poiché vengono fornite numerose spiegazioni soprattutto su come si giunge a vari momenti storici, approfondendone le motivazioni socio-economiche generali prima di concentrarsi sulle conseguenze che hanno comportato per la famiglia Akakuchiba. Viene quindi mantenuto un certo equilibrio nel parlare del Giappone in quanto nazione ma anche delle sue aree meno conosciute, conferendo una giusta dose di fascino anche ai paesi lontani dalle grandi città che ormai conosciamo tutti.
Tuttavia, questi intermezzi storici non dureranno a lungo, poiché verrà lasciato decisamente molto spazio all’approfondimento dei personaggi: non solo Man’yo e Kemari, che ovviamente la fanno da padrone per più di due terzi del romanzo, ma anche gli altri membri della famiglia trovano il loro posto all’interno della labirintica dimora rossa, assieme ad altri personaggi di contorno come la migliore amica di Man’yo, Kurobishi Midori, o l’editor di Kemari.
Chiunque entri a far parte degli abitanti della dimora rossa, compreso il lettore, verrà assorbito dalla sua atmosfera distante e irraggiungibile, unendosi ad una storia dal sapore leggendario difficile da dimenticare, grazie alle donne che l’hanno resa possibile.