A Giverny in Normandia, il villaggio dove ha vissuto e dipinto il grande pittore impressionista Claude Monet, una serie di omicidi rompe la calma della località turistica. L'indagine dell'ispettore Sérénac ci conduce a contatto con tre donne. La prima, Fanette, ha 11 anni ed è appassionata di pitture. La seconda, Stéphanie, è la seducente maestra del villaggio, mentre la terza è una vecchia che spia i segreti dei suoi concittadini da una torre. Al centro della storia una passione devastante attorno alla quale girano le tele rubate o perse di Monet (tra le qual le Ninfee nere che l'artista avrebbe dipinto prima di morire). Rubate o perse come le illusioni quando passato e presente si confondono e giovinezza e morte sfidano il tempo.
Questo libro mi aveva subito attratta con il suo curioso titolo e la cover accattivante. "Tre donne vivevano in un paesino. La prima era cattiva, la seconda bugiarda e la terza egoista."
Così si apre questo romanzo, disilluso, dai toni cupi e da grandi raggi di sole che riescono a illuminare anche il più paludoso degli stagni, anche quello tanto desiderato da Claude Monet. Lo stagno delle ninfee. La voce narrante, la voce di una donna molto anziana, inizia con lo spiegarci che Giverny, in Normandia, ormai non è più quel luogo tranquillo e rustico di un tempo ma una meta per i pittori e i turisti, con parcheggi e lunghe file per visitare l'atelier e la casa del grande Monet. La vecchietta dalla sua torretta dove ora abita, vede e sente tutto, lei è la nostra narratrice onnisciente che toglie il velo dagli occhi del lettore mentre cerca di risolvere il puzzle composto dall'autore da cui però mancano i pezzi principali che gli saranno forniti solo al termine di questa avventura. "La faccenda durò tredici giorni. Il tempo di un'evasione. Tre donne vivevano in un paesino. La terza era quella con più talento, la seconda era la più furba e la terza la più determinata. Secondo voi, quale delle tre è riuscita a scappare? La terza, la più giovane, si chiamava Fanette Morelle. La seconda Stéphanie Dupain, la più vecchia ero io." In questo quadro moderno, un po' triste e incredibilmente realistico, si verifica un omicidio, quello di Jérôme Morval famosissimo oftalmologo, ricco e fedifrago, che viene trovato con una pugnalata al cuore, col cranio spaccato e con il viso dentro al ruscello che abbevera lo stagno delle ninfee. Una cartolina di auguri di buon compleanno gli viene trovata nella tasca con una citazione di una famosa poesia. L'ispettore Laurenç Sérénac e il suo vice Sylvio Bènavides cercheranno di far luce sul caso attraverso gli anni, tra amanti, gelosia, un amore folle, la pittura, un assassino e un pastore tedesco. Le indagini si fanno complicate, entrambi gli ispettori seguono piste diverse dettate dal loro istinto. Bussi si conferma un vero maestro del giallo e dell'intrigo, oltre che autore accurato nei dettagli storici e paesaggistici, tanto che le strade e le vie del paese come i negozi e le case sono fedeli alla reale località turistica. La struttura del romanzo è composta in modo che il lettore rimanga con il fiato sospeso non solo da un capitolo all'altro ma anche all'interno dello stesso, cambiando più volte punto di vista: quello degli ispettori e delle tre donne che ci vengono presentate fin dall'inizio. Il lettore ha così una sorta di visione completa e può iniziare a farsi un'idea di chi sia il colpevole ma comunque sente che le parti principali, quelle determinanti, gli vengono nascoste. In questo modo il ritmo rimane alto, il lettore è affamato, la necessità di sapere è grande. Personalmente non mi sono affezionata ai due personaggi che possiamo identificare come principali ma piuttosto sono rimasta affascinata del reflissivo, intelligente e colto Sylvio Bènavides. Gli ispettori si completano, formando una coppia ben assortita e che riscontra la simpatia di ogni tipo di lettore: Laurenç single, spericolato, con la sua moto e il giubbotto di pelle; Sylvio quasi papà, accorto, misurato. Importantissima è la cornice di questo quadro ancora impressionista ma in qualche modo moderno e sciupato, una visione disincantata dell'odierna Giverny con qualche pennellata riferita al passato, al paese che aveva fatto innamorare Monet e dipingere le ninfee. Un giallo avvincente e intricato di non facile soluzione che ogni lettore del mistero non potrà altro che amare, in un quadro in cui i toni lugubri sono rischiarati da piccole macchie di luce.