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Fratello grande

Testata: Literary
Data: 6 ottobre 2019

La difficoltà di integrazione nelle periferie francesi tra giovani provenienti da etnie differenti e con tradizioni diverse che, al posto di essere accettate, vengono considerate come un mezzo per acuire incomprensioni e distacchi: è il punto di partenza del romanzo Fratello grande di Mahir Guven, pubblicato dalle edizioni e/o.

Il conflitto tra identità ed estraneità è qualcosa che l'autore conosce molto bene: nacque infatti, apolide, a Nantes nel 1986, da padre curdo e madre turca, e con queste credenziali si trovò a salire la scala dell'accettazione individuale e sociale in Francia. Un conflitto quotidiano nell'apparente procedere del presente, che lo scrittore puntella nel romanzo con puntuali riflessioni: “Per rigare dritti nella vita bisogna avere la colonna vertebrale bella solida. E a noi invece mancava qualche vertebra. Abbiamo compensato, ciascuno a modo suo”; “I genitori all'inizio li ami, crescendo li giudichi, e poi a volte li perdoni”; “Nella vita non c'è niente di gratuito e anche i miracoli si pagano”.

Protagonisti del romanzo due fratelli, di padre siriano comunista e con una nonna bretone, che resteranno presto orfani di madre. Il maggiore, dopo aver fallito nella carriera militare, diventa autista di Ubear, compensando fatica e frustrazione con la dipendenza dalla marijuana; il più piccolo è infermiere. Ma un lavoro a Parigi non gli basta più: e decide di andare a curare le vittime della guerra in Siria, incontrando uno scenario di orrori e le sirene del radicalismo islamico.

Da qui si sviluppa una fitta trama di rivelazioni ed eventi drammatici, in una narrazione che procede pirotecnicamente a due voci e a ritmo sempre serrato, con una lingua intrisa delle espressioni della quotidianità – inclusi molti termini gergali arabo-francesi – chiariti a fine libro in un utile glossario.