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Come funziona l’amore in America: un’educazione sentimentale di Joyce Carol Oates

Autore: Fabrizia Gagliardi
Testata: Cattedrale. Osservatorio sul racconto
Data: 30 settembre 2019
URL: https://www.osservatoriocattedrale.com/riflessioni-in/2019/9/27/come-funziona-lamore-in-america-uneducazione-sentimentale-di-joyce-carol-oates

Un cuore, la metà di una mela, una rosa, il rosso, la passione, una fede e la promessa di eternità. Simboli così apodittici da essere diventati corrispettivi inconfutabili dell’amore. Ed è paradossale che immagini e oggetti dai contorni fisici e temporali definiti si discostino così tanto dalla realtà: funzionano come barriere che proteggono dall’indefinito, che è poi l’essenza dell’amore. È infatti impossibile parlarne senza sciorinare postille, giustificazioni, “dipende”. Eppure Joyce Carol Oates con Un’educazione sentimentale (traduzione di Claudia Valeria Letizia, edizioni e/o) ha saputo costruire argini apparenti che, invece di circoscrivere, sono pronti a cedere appena raggiunto il limite.

Si fatica a descrivere un’autrice completa, in grado di sfumare continuamente il confine tra autori realisti e di genere. Vero è che uno dei punti fermi che caratterizza l’opera della Oates è lo scavo psicologico che arriva alle estreme conseguenze: fino al punto in cui una morale imposta dalla vita americana si scontra con la passione. Nei sei racconti lunghi della raccolta non leggeremo di quei simboli citati all’inizio, ma della loro demolizione al cospetto del tempo e del cambiamento. Che siano uomini o donne, in giovane età o nel cammino per la vecchiaia, tutti sono colti dal rapido svuotamento di senso, una puntura che solo col tempo rilascerà un veleno di rimorsi, ricordi o felicità. La passione consuma velocemente, la consapevolezza delle sue conseguenze è un’eco da trascinare in quelle che si fa presto a etichettare come esperienze (esperienze vive, marchiate a fuoco nella memoria, “traumi” per i più disillusi).

Per la donna protagonista di Regina della notte, la scoperta del tradimento sarà l’opportunità per cambiare vita fino a scoprire un alter ego freddo, disincantato, quasi incapace di farsi scalfire dall’eccesso di amore (“Perdere chi si ama, in qualsiasi senso… è una specie di morte. È un terribile colpo inferto al proprio io, al senso della propria identità”). In Convegno amoroso e Stagione autunnale si presentano le diverse prospettive dell’infedeltà: una passione maschile, nel primo caso, fatta di contemplazione, inazione e pausa temporale; un viaggio nei ricordi falsati di una donna, nel secondo caso, altrimenti troppo dolorosi da ricordare.

Non si era mai sentita così giovane. Non sarebbe mai invecchiata.
Tra le sue braccia era immortale.
Le dita tra i capelli folti e ispidi di lui; la bocca di lui che premeva sulla sua; il sapore del corpo dell’altro, i necessari rituali dell’amore. (Dopo essersi lasciati, dopo che Eleonor andò via da Boston all’età di trentaquattro anni, si mise d’impegno a cercare altri uomini, per un certo periodo, uomini grandi, trasandati e bonari, e uomini sposati, e uomini che probabilmente l’avrebbero ferita.
Voleva esorcizzare il ricordo di lui, voleva che lui sparisse.)

Non si rintraccia una morale bacchettona da seguire, piuttosto una passione che è sempre appiattita da rituali e rappresentazioni: qui interviene il racconto operando nell’alveo del ricordo, dove le illusioni maturano e cristallizzano. La scrittura della Oates, in particolare, riconduce a un inconscio collettivo americano fatto di identità e violenza.

Di certo i racconti di Un’educazione sentimentale non approfondiscono la prospettiva sociologica e storica come i romanzi dell’autrice. La vicenda del singolo non sfuma nel panorama più ampio come faceva in Una famiglia americana – dove l’equilibrio fondato sulle apparenze e sulla posizione sociale di una famiglia benestante vengono demoliti da un avvenimento innominabile – o come nei romanzi della quadrilogia americana – il riscatto dell’oppressione femminile ed economicamente degradata, la chiusura della realtà rurale (Loro); la violenza e le disparità sociali (Il giardino delle delizie); l’alta borghesia e la sua disfunzionalità nei sobborghi newyorkesi (I ricchi); l’inseguimento sterile e lobotomizzato del sogno americano (Il paese delle meraviglie). Nella raccolta, invece, i personaggi si muovono all’interno di case, spazi chiusi della loro interiorità, vizi inconsci. L’affetto e l’ammirazione sono gli antidoti per la dimenticanza contratta dal tempo: avere “una storia” è il rimedio alla rimozione del proprio passato, continuamente mosso e aggiornato dalla Storia americana. Proprio in funzione di una difesa della storia personale subentra la violenza: una volontà di sopraffazione che rivela l’altra faccia dell’amore e non fa discriminazioni tra i sessi. Lo si vede bene quando la Oates unisce momenti lirici, di contemplazione estatica, a quelli che nascondono irrazionalità.

Il mare, il battito del mare, era nella stanza insieme con lui. Rifluiva intorno alle sue caviglie. Gli salì al petto, alle labbra. Agli occhi. Duncan scosse la testa per liberarsene, in un delirio di aspettazione. Non ti farò male. Stai buona. Non piangere, dài. La presenza della ragazza si dilatò fino a riempire la stanza: era così bella, i suoi capelli erano così lunghi e dorati e ondulati, era troppo per lui. E il suo viso – un cammeo di squisita bellezza! I suoi occhi socchiusi, le sue palpebre chiare, la sua bocca tesa e tremante, i suoi piccoli seni morbidi che lui sfiorava dolcemente con la lingua: era troppo per lui. Antoinette. Sua cugina, sua sorella, una bambina, una ragazza, una giovane donna, una sconosciuta. Le sue mascelle si serrarono. Non piangere. Non te ne andare. Stai buona. Era malato d’amore per lei, i suoi sensi traboccavano, ogni parte di lui si acutizzò, angosciata, piangente. Tutto il suo corpo stava per scoppiare in lacrime. Non odiarmi…

Se una qualità rinomata del racconto è cogliere la storia nel bel mezzo del suo svolgimento, è anche vero che la sua incisività non si ferma a una descrizione sterile di tradimenti e vicende amorose. In ogni racconto della raccolta la Oates intraprende una discesa progressiva nell’inconscio, alle radici del mutamento. La vita interiore dei protagonisti è continuamente popolata dal dualismo reso alla perfezione dalla sofisticatezza delle loro dichiarazioni d’amore e le brusche incursioni dell’irrazionalità. Con Un’educazione sentimentale la Oates ha dimostrato ancora una volta di essere una narratrice perspicace come poche, in grado di affrontare senza retorica un’altra sfaccettatura della vita americana.