C’è un uomo morto, appeso all’albero maestro di una barca nel porto di Conakry, capitale della Nuova Guinea. Il vice-console francese Aurel Timescu (francese di origine rumena) beve troppo, suona il pianoforte, si veste male, ha sbagliato secolo in cui vivere e ama, nell’ozio dello sgabuzzino che gli hanno dato come ufficio, risolvere misteri. Un giallo “coloniale” con uomini che si rifanno una vita, amori ancillari, vino bianco fresco e un protagonista surreale, ma teneramente credibile.