Jacques Mayères, 66 anni, uomo d'affati di successo dell'Alta Savoia, ha lasciato tutto per navigare sulla sua barca a vela. Assassinato a bordo durante la notte, viene appeso per un piede all'albero della nave. È su questa orribile visione che si apre il romanzo, una scena del crimine contemplata da una folla ammassata nel porto turistico di Conakry, in Guinea. Aurel Timescu non è né guineano né francese. Cosa molto più improbabile sotto questi cieli equatoriali, è un rumeno che suonava il piano nei bar parigini. È un antieroe poliziesco, e non appartiene neppure alla polizia, dal momento che è console francese a Conakry. È un personaggio ruminante e introverso alla Simenon, un prototipo di investigatore bipolare, ma questo provoca l'empatia del lettore e l'interesse platonico di una donna affascinata dalla sua tenacia nel risolvere un caso di cui non è tenuto a occuparsi. Rufin conosce di prima mano le cose che racconta: è stato ambasciatore in Senegal, che confina con la Guinea. E soprattutto, è in grado d'immergere la trama in un'atmosfera africana.