Una madre che manifesta la sua frustrazione a colpi di tosse molesta, un padre panettiere specializzato nella lievitazione di scaramanzia ossessiva, una primogenita mitomane dall'incontenibile immaginazione, un figlio caso esemplare di bullo balbuziente e l'ultimo discendente Fortunato, solo di nome: sono i componenti della scombinata famiglia Goldino, protagonista del nuovo romanzo Ora che sono Nato del giovane scrittore crotonese Maurizio Fiorino. Laddove ogni figlio dovrebbe trovare un caldo nido dispensatore di amore e comprensione, Nato scopre una bomba ad orologeria e, con claudicante sicurezza, tenta di disinnescarla stringendo al petto il suo Wannabe. Presto, voltando le spalle a rancori e incomprensioni, in un'estate cadenzata da Calippo Fizz e poco credibili dichiarazioni d'amore, ad allentare le tensioni familiari che avvolgono Nato sopraggiunge la vivacità incontenibile di Dimitri.
Sarà proprio l'amicizia con "quel ragazzo che era la Spice mancante, ma a differenza del sottoscritto non faceva niente per nasconderlo" a fargli scoprire un mondo in cui poter urlare liberamente il proprio bisogno di esserci, lontano da ipocrisie coniugali e drammi finanziari di quel nucleo familiare che soffoca il suo futuro. Finalmente, il dolore sordo si tramuta nel fuoco d'artificio che annuncia la rinascita di Nato, non più costretto a subire scherni durante un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo o vane sedute psicoanalitiche. Con una penna tra le mani inseguendo la sua passione per la scrittura, spicca il volo verso la Torre Eiffel tanto bramata e, con lo stesso coraggio con cui ha proclamato la passione per la danza, urla al mondo la sua libertà conquistata. Così Fiorino, miscelando sapientemente commedia e tragedia, con uno stile semplice ed essenziale, nel diario di una diseducazione sentimentale mette a nudo i silenzi assordanti di una famiglia. Con precisione chirurgica, scava nell'io del suo alter ego, taglia patimenti, ricuce legami e lo presenta al cospetto dei lettori: nudo, con in mano la sua anima. Senza mai prendere fiato, pagina dopo pagina, corre tra i cocci della sua famiglia, a piedi scalzi. Si taglia, sanguina emozioni ma il dolore è anestetizzato dalla sua missione: presentarsi al mondo come bambino kintsukuroi, a cui è spettato il compito di riattaccare i cocci di un vaso rotto, con una colla preziosa, come i suoi sentimenti. Annunciare la nascita di Fortunato, più o meno. Per gli amici, Nato. Rinato, anzi.