Tbilisi. Via Vedzini 17. Il 23 giugno 1983. Sono le sei del mattino. In casa ci siamo io, mia moglie Inga e mio fratello Dato. Stiamo dormendo tutti e tre (…) A svegliarmi sono l’andirivieni su quei gradini e il trambusto che si sente fin dentro casa. Guardo fuori e sulla scala dei Kočoradze intravedo la sagoma di un uomo dall’aspetto ufficiale (…) bussano delicatamente alla porta de nostro appartamento (…) “Davit, alzati! (…) Sono qui!”. Non occorre aggiungere altro. Vado ad aprire la porta e mi ritrovo sei sconosciuti nell’appartamento.
Nel 1984 i due fratelli georgiani Berdzenišvili, Levan e Davit, arrivano alla colonia penale di Baraševo, nel profondo e remoto cuore della Siberia, a seguito del provvedimento disciplinare ŽCH 385/3-5. I due uomini sono accusati di propaganda antisovietica poiché hanno fondato un giornale e un partito repubblicano.
Nel gulag, Levan conosce un’incredibile e variegata umanità: ci sono persone un po’ matte, ma molto divertenti, si parla di politica, filosofia, affetti famigliari, sogni e speranze; negli anni della perestrojka, la vita nei gulag è molto lontana dagli anni delle grandi purghe staliniane, sebbene non sia comunque semplice. È in questo luogo di prigionia che Levan trascorre diversi anni, senza mai smettere di sognare di riabbracciare i suoi famigliari.
“La santa tenebra” è una lettura utile per chi intende acquisire conoscenze riguardo ai gulag sovietici, alla cultura georgiana, offrendo inoltre una panoramica sulla cultura dei Paesi che un tempo composero l’U.R.S.S.