Ora che sono nato è il terzo e ultimo romanzo del trentacinquenne Maurizio Fiorino, fotografo che ha realizzato mostre nelle più importanti gallerie romane e newyorkesi e come scrittore ha esordito con Amodio, seguito da Fondo Gesù, due interessanti romanzi incentrati entrambi sulla “gioventù bruciata” della sua terra d’origine, Crotone, e pervasi di “pasoliniana ferocia” Col terzo lavoro Fiorino si addentra tra i cocci insanabili di una “famiglia altamente diseducante”. Pur non essendo un memoir la storia ha molto di autobiografico: “ho deciso di mostrare tutte le mie cicatrici” ha dichiarato l’autore in un’intervista. Trattandosi di materiale che si addentra nella carne viva del personale percorso umano dell’artista, rispetto ai lavori precedenti il suo sguardo si fa più pacato. Non c’è nessun odio, nessuno spirito revanchista o vendicativo, solo l’urgenza di esprimere tutto il non detto, di mostrarlo senza reticenze a se stesso e agli altri, in una dolce/amara catarsi liberatoria.
La famiglia Goldino, in cui nasce il protagonista, Fortunato detto Nato, si compone di una madre nevrotica, egoista e opportunisticamente ipocondriaca, un padre debole, inconsapevole dei propri limiti e scaramantico ai limiti del patologico, una sorella così annoiata dalla verità da non poter fare a meno di sostituirla con immaginifiche bugie e un fratello “bulletto balbuziente”. Una famiglia stravagante fatta di cinque individui chiusi ognuno nel proprio egoistico microcosmo e tenuti insieme da un ben poco efficace scotch, ma che presenta molti aspetti facilmente rinvenibili nella realtà. Basta infatti pensare a quante situazioni abbiamo vissuto noi stessi e /o conosciamo, tra parenti, amici e conoscenti vari, in cui i figli vengono quotidianamente usati da coppie scoppiate come i genitori di Nato, prima come estremo collante per restare uniti malgrado non abbiano più nulla da dirsi, poi come merci di scambio. Anche se mancano le pernacchie e i colpi di tosse di Tina Griace e le corna scaramantiche di Beppe Goldino sono sostituite da raffinati modi borghesi, l’essenza resta la stessa.
All’interno di cotanto “nido” la vita del giovane Nato , che sogna di diventare una Spice Girl e scopre lentamente la propria omosessualità, scoperta di cui in principio si vergogna e si guarda bene dal rendere partecipi gli altri, temendone la reazione, scorre solitaria e infelice. Ci vorranno i primi amori corrisposti, la graduale presa di coscienza dell’incompatibilità ambientale con la propria retrograda e bizzarra famiglia e il primo successo della sua vita – una borsa di studio per “il tema più bello d’Italia”, che gli offre l’opportunità di studiare per un anno a Parigi – grazie al quale anche i genitori iniziano a guardarlo con occhi nuovi, perché trovi il coraggio di staccare il cordone ombelicale che malgrado tutto lo lega ai Goldino, andandosene da casa e sciogliendosi così per sempre dal loro “mortale” abbraccio.
I famigliari di Nato sono personaggi tragici e insieme spassosi, a causa della bizzarria di certi tratti caratteriali e/o comportamentali che rasentano la caricatura, senza nulla togliere alla loro profonda autenticità. Il protagonista di Ora che sono nato, un mite la cui indole comprensiva gli permette di provare pietà anche per la madre che lo ha sempre maltrattato, è l’alter ego di Fiorino, che come lui ha avuto una passione precoce per la danza e, a causa di tale attitudine ma soprattutto della conclamata omosessualità, è stato sbeffeggiato e bullizzato sia a scuola che fuori, come ha rivelato lo stesso autore in un’intervista.
“La prima volta che misi piede a scuola di danza tutte le bambine scoppiarono a ridere e io mi rifugiai in bagno a piangere. A scuola si sparse la voce che facevo danza e anche lì cominciarono a prendermi in giro. Non sono mai stato picchiato, però. Soltanto una volta in gita in quinta elementare un gruppo di bambini fece il cerchio intorno a me e mi apostrofarono in tutti i modi possibili, tra cui frocio, ricchione e compagnia bella. È l’unico momento che ricordo con terrore della mia infanzia. Mi salvò un mio compagno di scuola, un altro bullo che però prese le mie difese. Francesco. Divertentissimo il racconto, fatto sempre da Fiorino, della controversa nascita del titolo, che poi, dopo tante “capriole”, gli “ è arrivato addosso come un fulmine. Ora che sono Nato racchiude tutto il senso del libro”).
Il messaggio contenuto nel romanzo è in sostanza che non dobbiamo mai rinunciare ad accettare noi stessi per ciò che realmente siamo e a costringere gli altri a fare altrettanto. Ad accettarci e ad esserne fieri, perché la ricchezza e bellezza del mondo sono date proprio dalla coesistenza di tante “uguali diversità” di cui ogni essere umano è portatore. Non a caso l’opera ha come destinatari privilegiati coloro che credono nella diversità come valore e che pensano di dover essere sempre se stessi, senza smettere di inseguire i propri sogni. Queste le belle parole usate dall’autore in un’intervista a D-Repubblica:
«Piacerà ai sognatori, a chi ha la forza di resistere, a chi ha deciso di non agitarsi troppo per liberarsi dalle catene: basta prendere la chiave e aprire il lucchetto. Dispiacerà a chi non ha capito che essere diversi è una grazia del cielo».
Ora che sono nato di Maurizio Fiorino: la tragicomica, empatica storia della liberazione dai lacci famigliari e della conquista di sé da parte di un artista in nuce nel meridione italiano degli anni ’90.