L’adolescenza è quel particolare campo di battaglia in cui ogni persona deve difendersi dall’assalto di incertezze, inadeguatezze, timori e ogni tipo di forza che tenta di minare la nascita di un’autoderterminazione fondata su una piena consapevolezza e accettazione di sé. La famiglia dovrebbe essere un alleato in questa battaglia, un porto sicuro, e invece spesso si trasforma in fuoco amico; la scuola dovrebbe essere una terra franca in cui gli adulti e l’istruzione educano ad affrontare le sfide della vita, ma nei fatti è proprio il contesto scolastico a trasformarsi nello scenario di guerra più insidioso e ostile, un terreno che per di più offre il vantaggio tattico a quell’odioso nemico che va sotto il nome di bullismo.
Ci siamo passati tutti, per qualcuno è stato più semplice, soprattutto per chi è stato favorito da quella creatura mitologica che va sotto il nome di “normalità”, per altri è stato più complesso e, per un ragazzo come Nato, è stato anche doloroso a causa di un’identità che all’epoca dei fatti narrati veniva brutalmente bollata come “diversità”. Non importa quanto Nato cercasse di dissimulare, mentire e mimetizzarsi appiattendosi sui comportamenti generalmente e genericamente accettati come consoni a un ragazzo della sua età, le sue passioni e aspirazioni erano altre e non contemplavano il calcio, il desiderio di essere un calciatore famoso, e pensare alle ragazze. O meglio, nella vita di Nato c’erano delle ragazze a cui lui pensava intensamente ed erano quelle di Non è La Rai e le Spice Girls ma lui non voleva stare con loro, voleva essere una di loro.
Fortunato Goldino, detto Nato, nasce negli anni ’80 in Calabria ed è il terzo e più piccolo figlio di Concetta e Giuseppe. La mamma è una donna frustrata e insoddisfatta che trasforma il suo vittimismo in acrimonia rivolta in particolare verso il marito. Il padre è un uomo estremamente superstizioso che delega la propria fortuna nella vita ad atti e gesti scaramantici. Il fratello è balbuziente, sua sorella una mitomane con manie di grandezza. Con queste premesse Nato fatica a trovare posto nella sua famiglia ancora prima che nella vita non solo perché non si sente compreso, ma perché nota che la sua famiglia sembra aver conosciuto un prima e un dopo e l’evento che ha funzionato da discrimine pare essere stata proprio la sua nascita: prima del suo arrivo le foto e i ricordi condivisi restituiscono l’idea di una famiglia prospera, attiva, con il buon umore quale nota dominante, dopo il suo arrivo però si sono estinti i momenti conviviali, sono sparite vacanze e attività comuni, le finanza si sono ristrette, i genitori si ritrovano ciclicamente sul punto di divorziare, e a queste condizioni il nome scelto da suo padre per Nato sembra solo l’ultima delle beffe.
Nato è l’adolescente che sente in sé la spinta a venire fuori, a presentarsi al mondo e farsi accettare per come è, ma al contempo viene portato a chiudersi in sé stesso perché quell’accettazione sembra possibile solo a costo di rispondere ad aspettative inesorabilmente cristallizzate nel pregiudizio. La vita quotidiana famigliare è puntellata da rancori e incomprensioni, e più in generale gli adulti sono inadeguati ed egoisti, presi dal loro piccolo mondo fatto di invidie, mezzucci e meschinità e il bullismo dei ragazzi è una diretta emanazione di di una società che insegna subito, con il cattivo esempio, a schermarsi attraverso l’aggressività.
Nato non ha modelli di riferimento e soprattutto non ha confidenti ma, come in tante altre storie di formazione, arriva un’estate diversa da tutte le altre e per Nato l’amicizia estiva con Dimitri diventa la prima occasione di essere guardato e amato per quello che è. Grazie al suo nuovo amico Nato può condividere finalmente la sua passione per le Spice Girls che lungo l’arco del romanzo assurgono quasi al ruolo simbolico di fate madrine del protagonista. Dimitri dimostra che il coraggio di affermare se stessi è possibile: non indolore, semplice o immediato, ma possibile.
In una Calabria suggerita più che mostrata, tra pellegrinaggi alla volta di San Giovanni Rotondo, e prime brucianti cotte adolescenziali, Maurizio Fiorino firma con Ora che sono Nato un romanzo di formazione in cui l’ironia involontaria dei protagonisti alimenta un dramma famigliare e umano che percepiamo sempre sul punto di esplodere, ma soprattutto rappresenta con intelligenza e leggerezza il percorso a ostacoli che porta dall’adolescenza alla maturità, dal nascondersi al mostrarsi fieramente.