Qual è il colmo per un bambino di nome Fortunato? Essere l'ultimogenito in una sciagurata famiglia del sud Italia. Di comune accordo, infatti, hanno scelto per lui un nome augurale, ma il protagonista – il più piccolo di tre figli – non ha mai avuto esistenza facile fra le modeste mura di casa. Il destino ha un beffardo senso dell'ironia. La vita sembrava essere ben altra cosa prima della sua nascita: di certo migliore. Betta e Tonio, studenti fuori sede, sono ormai fuori dal nido. Mamma Tina si è fatta nevrotica e amareggiata, fra misteriosi colpi della strega, diaboliche vampate di calore e attacchi di tosse di chiara natura psicosomatica. Papà Peppe, scaramantico ai limiti del macabro, voleva costruire un impero di acqua e farina – un panificio ai limiti della città, con la speranza di esportare focacce e rosette fragranti in tutto il globo terracqueo – ma non sono bastati gli scongiuri: corna e grattate poco possono contro il fallimento di un'attività imprenditoriale che, purtroppo, non va in porto. Gli affari andavano a gonfie vele prima che il protagonista venisse al mondo. Si andava in vacanza, e non in pellegrinaggio in quel di San Giovanni Rotondo. Nelle foto ci si metteva in posa con sorrisi all'apparenza sinceri. Cos'è andato storto? Perché i genitori dormono in camere separate, prigionieri di una relazione ventennale intessuta di bugie, gesti di sopraffazione e sfrontati spernacchiamenti? Perché l'affetto per Fortunato, detto amichevolmente Nato, non è stato abbastanza intenso da rendere l'ultimo arrivato un miracoloso collante? Al complesso di inferiorità di un ragazzino mosso dalla consapevolezza di non essere nato da un'autentica storia d'amore, aggiungete due segreti da fronteggiare con l'arrivo dell'adolescenza: Non è la Rai e le hit delle Spice Girls.