Ultimamente sto leggendo libri sempre più complessi da recensire. Questo era da tanto nei miei pensieri: più volte sono stata lì lì per comprarlo, fino a che, a Natale, con in mano la mia gift card, non ci ho più pensato e l’ho preso.
Mai come questa volta, mi sono accostata a questo libro senza aver letto nemmeno il becco di una recensione. Agguerritissima, perché, toccatemi tutto, ma se dite svarioni sugli impressionisti, io uccido!
Sono arrivata all’ultima riga e ho realizzato che, parlare della trama di questo libro è scorretto. Va vissuto, ogni sorpresa va accarezzata senza anteprime.
Dunque, è stato bello e vi saluto… Sto scherzando!!!
Facciamo i seri: visto che in questo libro, tra le altre cose, si parla di arte, voglio creare un curioso parallelismo.
Ognuno di noi ha una coscienza: io la chiamo “grillo parlante” omaggiando in questo modo un autore che gioca a dadi con i lettori di ogni età e vince sempre!
Ninfee Nere Michel Bussi Recensioni Libri e News UnLibroSto per varcare la soglia di una mostra di quadri: scegliamone una a caso, “gli impressionisti” a Treviso.
Il mio grillo parlante è sulla mia spalla e inizia a sussurrare:
<>. Il mio grillo parlante è piuttosto tagliente. <>. Lui adora oltremodo smontare i miei sogni di viaggi lontani all’insegna dell’arte. <>. Diretto e preciso il mio grillino simpatico!
La lettura di questo libro ha seguito proprio queste linee guida: l’autore, per tutta la prima parte, tiene i lettori all’esterno della vicenda. La racconta, la fa vedere, come se fosse un quadro in mostra. La prima lettura è la più importante, quindi va assaporata passaggio per passaggio, senza indugiare troppo perché il ritmo pian piano aumenta e ti “costringe” a passare oltre. Poi, ad un certo punto ti ritrovi, come se niente fosse, incatenato al libro. Non riesci nemmeno ad individuare il punto preciso.
Come quando sono entrata nella fatidica sala in cui c’era uno dei quadri “minori” delle ninfee (credo che la mia immaginazione non potrà mai nemmeno concepire come potrebbe essere uno dei maggiori!) Ammanettata, rapita, soggiogata, chi più ne ha più ne metta, in quel momento matura la convinzione che arriverai alla fine, con curiosità e impazienza.
L’autore svela tutto a venti pagine dalla conclusione, ma, nonostante sia stato già detto ciò che doveva essere detto, anche le ultime pagine scorrono.
Io, e chi frequenta le mostre con assiduità come me, so che finite le sale c’è lo shop, ed è un punto obbligato del percorso eppure… Io ci entro e ci spendo pure dei bei soldini. Le ultime pagine di questo libro sono come lo shop alla fine della mostra: ci entri, te le godi e lasci qualcosa di te, un’emozione, un pensiero, un sorriso.
E i morti? Il morto c’è, in realtà più d’uno (sarà l’unico spoiler che concedo), ma se io ho sopportato la levataccia, il viaggio in pullman, il costo del biglietto, il costo del catalogo della mostra, solo per farmi emozionare, questo libro può tranquillamente sacrificare qualche vita per diventare un capolavoro.