Tradotto dal neerlandese da Mario Corsi e scritto da Jeroen Olyslaegers, esce per E/O questo insolito lungo romanzo dal brevissimo titolo, “Wil”.
Siamo nella Anversa capitale della nazione fiamminga e la voce narrante, Wilfried Wils, ormai vecchio anche se non decrepito, vive l’ultima stagione della sua vita in compagnia della badante Nicole, avendo come unico interlocutore per raccontare il suo passato un giovane pronipote. Ecco allora un altalenante passaggio tra passato e presente, una rivisitazione del tempo in cui il ventenne protagonista si trovò di fronte all’occupazione nazista della sua città. Lui aveva scelto di arruolarsi come poliziotto, di fatto trovandosi nella posizione di collaborare con le SS e la Gestapo, che cominciavano la caccia e la deportazione della popolazione ebraica, additata come sfruttatrice in quanto deteneva il monopolio del taglio e del commercio dei diamanti.
Wil aveva velleità di poeta e la forte contraddizione morale fra la sua attività di pulizia etnica e il desiderio di dedicarsi alle lettere e all’amato Rimbaud attraversano molte pagine del libro. Una storia che affronta il collaborazionismo, la prepotenza bestiale dei nazisti, la persecuzione ebraica nelle città europee, in modo originale e sorprendente. Wil è giovane, ha il suo più caro amico, fratello della sua donna Yvette, il fascinoso e coraggioso Lode, che milita nella Resistenza e vorrebbe portarlo con lui a proteggere gli ebrei. Lui al contrario ondeggia tra posizioni contrastanti, attirato dal suo professore di francese, Malabarba, convinto antisemita e alleato dei tedeschi occupati nelle razzie degli ebrei e nella loro deportazione. Interessanti le pagine che lo scrittore dedica alla occupazione, per giustificare le azioni del suo protagonista:
Quando una città viene occupata e le toccano nuovi padroni, nuove abitudini….Dopo lo shock la maggior parte della gente vuol far finta il prima possibile che tutto sia normale, che la vita va avanti e uno deve adattarsi, come mi ha detto il padre di Lode. Continua ad occuparti di ciò che stavi facendo e il resto viene da sé. Le bandiere nella città, tutte quelle divise e i caffè pieni di soldati. Tutto normale.
Molta letteratura recente sulla situazione in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale ha raccontato di occupazione, persecuzione, terrore, collaborazionismo. Il punto di vista da cui parte questo libro è la vera novità di questa narrazione: infatti Wil finisce per essere un traditore doppiogiochista per ingenuità, forse, per immaturità, può darsi, perché non tutti sanno stare solo dalla parte giusta, sembra suggerire l’autore. Nel corso della vita dell’uomo, però, il grande amore per la nipote Hilda, figlia di suo figlio che sembra somigliargli e il suo tragico destino, sarà la vera definitiva punizione per le azioni compiute, per il coraggio mancato, per le scelte opportunistiche fatte.
Libro non facile, questo di Olyslaegers, sia banalmente per i troppi toponimi fiamminghi così frequenti nella narrazione, sia per la difficoltà di sintonizzarsi con un personaggio che ci impone una visione a dir poco sconcertante. La zia Emma, che colleziona amanti provenienti dagli eserciti occupanti, prima il nazista violento, poi il canadese pellerossa liberatore, finisce per essere la cinica protagonista delle tante contraddizioni che hanno caratterizzato gli anni cupi del secolo scorso, tra gli anni Trenta e la fine della guerra e ne costituisce la sintesi.