Chi si fosse perso la prima edizione (Adelphi, 2004) può ricuperare adesso. L’autore non è africano né particolarmente conoscitore di questo continente, ma ha saputo cogliere uno dei grandi valori tradizionali dell’Africa: la parola, la parola data, la promessa, il giuramento. Solo che si possono creare situazioni in cui questa lealtà radicale crea un conflitto. Samilia giurò eterno amore, da bambina, a un coetaneo con cui crebbe; ma è figlia di re e, in età da marito, il padre l’ha promessa a un sovrano e lei ha accettato di buon grado, immemore della promessa infantile. Il problema è che si presentano, nello stesso giorno, entrambi i pretendenti. Ne scaturisce una guerra, in un intreccio epico che non può non evocare la tragedia greca e in primis la guerra di Troia. Ma sono molti i riferimenti alla grande letteratura, da Gilgamesh al nome della città, Massaba, che sosterrà un lungo e atroce assedio (come non pensare all’ebraica Massada?), dal mito delle amazzoni alla più recente epopea dei western.
Allo stesso modo, anche il territorio che Gaudé allestisce sapientemente per la sua messa in scena (non per niente è autore teatrale prima che romanziere) è un’Africa “totale”, mai nominata ma evocata da molti dettagli, sia geografici sia di onomastica e toponomastica. Un’Africa immaginaria ma riconoscibile. Un microcosmo (neanche tanto micro) su cui si giocano i grandi temi dell’umanità: oltre a quelli già accennati, la guerra e la vendetta (non difettano le pagine di battaglie truculente) e, dunque, la pace; la hybris e il potere; l’amore, motore di tutto (e al tempo stesso prima vittima della violenza); la trasmissione generazionale; la vita e la morte. Il destino. Il tutto, sul filo della strana morte di Tsongor, che comincia a pag. 44… e finisce alla 184. E senza dimenticare la figura “ombra” di Katabolonga, per la quale si direbbe che l’autore abbia avuto in mente l’attore Sotigui Kouyaté.
Non stupisce che il libro abbia vinto, alla sua uscita in Francia, il Premio Goncourt dei liceali, e sia poi entrato fra le letture contemporanee nelle scuole superiori. Riesce a riproporre, in meno pagine, in chiave moderna (benché ambientato in un imprecisato passato) e con scrittura forse anche troppo paratattica (XXI secolo oblige), il messaggio dei “polverosi” classici.