Nel romanzo "Il mostro della memoria" di Yishai Sarid (Edizioni E/O, pp. 135, €15) il protagonista ebreo ripercorre a modo sup la tragedia della Shoah. All'inizio è solo un laureando che deve cercare la sua strada. Per tanti motivi finisce per specializzarsi nella storia della Shoah e, per arrotondare le sue entrate, diventa uno degli accompagnatori più richiesti nella visita dei vari campi di sterminio della Polonia. È facile per lui diventare un esperto e assorbire tutto. I dati che accumula s'incastrano nella sua memoria senza fatica, li racconta con distacco a studenti, politici e militari israeliani, compiaciuto d'essere così preparato. Ma settimana dopo settimana, quei numeri si trasformano in volti, i campi di concentramento si animano e le migliaia di persone morte si agitano intorno a lui come a pregarlo di non cancellare la loro sofferenza ma lo esortano a raccontare che furono uomini, donne e bambini. Non ci sarà più pace per la guida perfetta e competente, perché le spire della sua memoria, che ha nutrito con passione, rischiano di trascinarlo in un baratro senza fine.