Viene in mente quella battuta di Woody Allen: «Il Paradiso lo preferisco per il clima, l’Inferno per la compagnia» nel leggere i racconti dal gulag sovietici del georgiano Levan Berdzenišvili. Tre anni di internamento a metà anni Ottanta da cui ha ricavato una carrellata dei compagni di carcere – tutti fini intellettuali e pacati rivoluzionari – e una grande esperienza di umanità, raccontata con un umorismo nero che anche senza sovietici di mezzo è un elemento ricorrente nel modo di prendere la vita dei georgiani.