Vincitrice nel 1963 del premio Schnitzler, Marlen Haushofer è un’autrice austriaca rimasta tuttavia nelle retrovie e mai consegnata al successo. Edizioni e/o ha recentemente ripubblicato in una nuova veste grafica il suo romanzo La parete, cronaca di una solitudine costretta e improvvisa che è stata spesso e volentieri paragonata a Robinson Crusoe di Defoe, ma a tratti potrebbe riportarvi alla mente anche il famoso Walden di Thoreau.
Voce protagonista di questo diario è una donna senza nome che, durante una vacanza in montagna, si ritrova intrappolata all’interno di una parete invisibile che circonda un perimetro definito, al di fuori del quale tutte le persone sono rimaste immobilizzate e conseguentemente senza vita. Non riuscendo a trovare una spiegazione a quel che le è successo, con la sola compagnia di un cane, un gatto selvatico e una mucca abbandonata, dovrà imparare a cavarsela e sopravvivere vivendo di quel che la natura le può ancora donare.
La donna attraverso questo isolamento robinsoniano riesce pian piano a riflettere sulla sua vita passata, riflette in generale sulle condizioni di vita dell’intero genere umano, descritta però come insufficiente e attaccata a valori sbagliati. La sua diventa quindi anche una riflessione a carattere sociale, sebbene non eccessivamente marcata dall’autrice e senza rimandi politici – come potrebbe invece apparire La vita nei boschi di Thoreau.
Soprattutto questa nuova vita le darà l’occasione di fare un viaggio nella propria interiorità, crescendo e rendendosi conto nel corso dei mesi – e poi degli anni – della maturità conseguita grazie al nuovo rapporto con la natura e con gli animali che le sono vicini e indispensabili.
Lo stile della Haushofer è semplice, privo di orpelli, perché l’intero romanzo è un diario destinato a non essere letto da nessuno, il cui unico scopo aiutare la protagonista a superare le giornate, tenere traccia dei progressi e scappare dalla prigionia e dalla pazzia che ne potrebbe derivare; ne deriva una lettura scorrevole e diretta.
La lettura di questo romanzo è stata una scoperta, durante un periodo nel quale mi stavo dedicando per l’appunto all’esplorazione di autori di lingua tedesca mai affrontati.
Marlen Haushofer ha scritto, circa mezzo secolo fa, un romanzo oggi più che ieri attualissimo, che ci fa riflettere sui nostri stili di vita, sull’importanza che diamo a oggetti inutili e che in situazioni di necessità non ci aiuterebbero in alcun modo. Ed è proprio nel periodo che stiamo vivendo che letture del genere dovrebbero essere affrontate.
Spero di avervi incuriositi e incentivato a darle una possibilità.
Alla prossima,
Emanuela