Dalla Georgia in un Gulag sovietico, dall’84 all’87. Levan Berdzenišvili, filologo classico, conoscitore di Omero e Aristofane, come dei grandi poeti georgiani, non perde il suo sense of humour durante la carcerazione. Tanto da raccontare gli anni nel Campo speciale numero 3, a Dubravlag, (repubblica autonoma di Mordovia) come «i migliori» della sua vita. Di Berdzenišvili è uscito il volume «La santa tenebra» (E/O, traduzione di Francesco Peri) che, con una serie di imperdibili ritratti di compagni di Gulag rievoca gli anni della prigionia, mettendo alla berlina tutta l’Unione Sovietica.
Si tratta probabilmente dell’unico libro sui campi di concentramento dei russi che faccia sorridere, pur non descrivendo certo una vita rose e fiori. Al confronto, «Arcipelago gulag» di Solzhenicyn, o «I racconti della Kolima» di Šalamov sono libri cupi e terribili, che trasmettono inquietudine e disperazione. Di certo ciò sarà imputabile alla maggior durezza del sistema carcerario degli anni Quaranta, ma è senz’altro anche dovuto allo spirito georgiano e senso dell’umorismo dell’autore.
Che ha passato in galera gli anni della perestrojka e non prova alcuna simpatia per Gorbaciov né, tantomeno, per il suo conterraneo Shevardnaze, sprezzantemente definito «comunista tutto d’un pezzo». Osserva Berdzenišvili come il Kgb sia stato capace di radunare nei lager «i più brillanti cervelli del Paese». In effetti dallo sterminato impero sovietico, arrivano baltici, bielorussi, ucraini, caucasici, georgiani. Sono gli eredi di antiche e raffinatissime culture che non hanno accettato di farsi assimilare dal regime. Commento degno di un Woody Allen in forma: «se resistevi alle angherie, diventavi coltissimo».
Davvero tanti i personaggi di questa galleria. C’è il mitomane che si spaccia per il fratello morto, inventandosi immaginifici atti d’eroismo dei quali finisce con l’autoconvincersi. Una volta, per salvarsi dal nemico, spicca addirittura il volo... L’ebreo che difende Israele e ce l’ha a morte coi palestinesi; l’uomo dei numeri, che tutto sa ridurre nei termini del calcolo matematico e contagia l’intera popolazione del campo. Ancora il latinista, il filosofo, lo psichiatra, il fisico, il cuoco, il barbiere e molti altri. Storie vere e drammatiche, di personaggi certo non comuni, raccontati con tanta intelligenza ed ironia. Berdzenišvili riesce a far sorridere su una pagina nera della storia dell’umanità. È un miracolo.