Dopo “Lupi di fronte al mare” e “Il cromosoma dell’orchidea” ritorna il capitano Bosdaves e la sua Bari mediterranea e crepuscolare. L’ombroso carabiniere dovrà indagare sulla scomparsa di Samira, unica superstite della strage di una famiglia etiope risalente a molti anni prima. Nello scenario di un Sud che pare soccombere all’assalto di una criminalità pervasiva, emerge un’umanità che ostenta la propria disfatta: un cinico faccendiere che medita di trapiantarsi a Santo Domingo; una donna perseguitata dall’infelicità e amante di un sanguinario capoclan; un intellettuale tormentato dal desiderio di espiazione. Una vicenda che restituisce una Bari animata dall’epopea migrante e descritta nei suoi giorni più fulgidi, dedicati al culto di San Nicola, emblema di un ecumenico messaggio di salvezza.
“Il malaffare aveva invaso la città come una silente scia d’acqua che, insinuandosi giorno dopo giorno, nelle falle di una diga, aveva finito per allagare la valle. Bari era divenuta un’estesa zona grigia tra lecito e illecito, governata da una fitta e vischiosa zona d’interessi e connivenze, impenetrabile come una casamatta e alimentata dalla trasmissione da padre in figlio delle professioni più ambite. Nei miei primi anni di attività la mancata risoluzione di un caso mi procurava ansia, ma con il tempo la tensione per i crimini irrisolti si era tramutata in un frustrante senso d’impotenza.”
Mazza racconta un sud pieno di luci e ombre, una città come Bari che nonostante le sue dimensioni resta pur sempre una città del sud appunto, dove tutti si conoscono e tutti sanno tutto di tutti, e il nostro sud è sempre pieno di contraddizioni, di misteri più o meno irrisolti, di malavita organizzata sicuramente, ma anche di gente che, in nome di un ideale forse sorpassato, vuole renderlo più vivibile, più a misura d’uomo, come dicono oggi gli esperti. Carlo Mazza racconta di mafiosi che non sono resi meno feroci dai soprannomi curiosi come Toresedute, Ninnaò e Asterix. Personaggi che vivono nel lusso, in un mondo di disordine violenza e caos da loro alimentato e diretto.
Nei romanzi di Mazza, costruiti come film, una grande passione dello scrittore barese, troviamo tutti gli ingredienti del noir italiano, un genere che grazie alla collana sabot/age della casa editrice E/O, ci consegnano uno spaccato dei luoghi, troppo spesso e a torto, sono conosciuti più per la delinquenza, comune o organizzata, che per tutto ciò possano offrire.
Naviganti nelle tenebre è un libro amaro, come i noir devono essere. Non regala speranza, ma racconta la realtà, romanzandola. Forse neppure molto.