Ci sono libri che hanno bisogno di un bel pò di pagine per catturare l’attenzione del lettore e altri, invece, a cui bastano davvero poche righe per conquistarsi l’attenzione.
Ninfee Nere di Michel Bussi è l’esempio lampante di come un incipit ben costruito possa, davvero, ammaliare come il canto delle sirene.
Il romanzo è ambientato a Giverny, il villaggio dove ha vissuto e dipinto il grande pittore impressionista Claude Monet. Qui, una mattina di maggio, sulle rive del ruscello, viene ritrovato il corpo di Jérom Morval, un famoso oftalmologo, conosciuto per la sua passione per l’arte ma soprattutto per una spiccata tendenza al tradimento. Sul suo omicidio indagano l’ispettore Sylvio Bénavides e il suo superiore Laurenç Sérénac, che, nella tasca della giacca, trovano una cartolina del famoso quadro “Ninfee nere”. L’indagine ci conduce a contatto con tre donne: la piccola Fanette di 11 anni con una grande passione per la pittura. La seconda, Stéphanie, è la seducente maestra del villaggio, mentre la terza è una vecchia acida che spia i segreti dei suoi concittadini da una torre. Una di loro conosce tutto e racconta, in prima persona, gli eventi che si svolgono nell’arco di tredici giorni.
Sappiate allora una cosa, una sola: in tutta questa serie di eventi non esiste la minima coincidenza. Niente è lasciato al caso in quest’affare, al contrario. Ogni elemento è al posto giusto nel momento giusto. Ogni pezzo di quest’ingranaggio criminale è stato sapientemente disposto, e credetemi, lo giuro sulla tomba di mio marito, niente potrà fermarlo.
Ninfee nere è un noir con una costruzione narrativa intricata e misteriosa. Infatti, a dispetto dei migliori gialli immaginare la fine e tentare di carpire chi sia il colpevole è assolutamente impossibile. Una storia, dunque, che si sviluppa a piccoli pezzi alternando elementi presenti ad elementi del passato arrivando ad un epilogo in cui le sfere temporali si mescolano irrimediabilmente. Appare evidente che un intreccio così ben costruito possa solo regalare un epilogo geniale, sorprendente…imprevedibile.
Il romanzo di Bussi incolla davvero alle pagine, se non fosse che in alcuni punti gli ingranaggi della narrazione non combaciano, e più volte mi sono chiesta come fossero possibili determinate cose. Eppure la storia funziona e ciò che rende Ninfee nere ancora più interessante è sicuramente la presenza delle opere di Monet e della sua vita che si intrecciano agli eventi che sconvolgono la sua amata Giverny.
Guardi questo parco, ispettore, le rose, le serre, il laghetto. Le rivelerò un altro segreto: Giverny è una trappola! Certo, una scenografia meravigliosa. Chi si sognerebbe di andare a vivere altrove? Un paese così bello… ma le dico una cosa: è una scenografia cristallizzata, pietrificata. C’è il divieto di decorare qualsiasi casa in maniera diversa, di ridipingere un muro, di cogliere un fiore. Dieci leggi lo proibiscono. Qua viviamo in un quadro, siamo murati vivi!
Un noir da non perdere assolutamente, e che vi consiglio fortemente per quel mix di storia, adrenalina e arte che funziona alla grande.