(...) Vorrei anche spendere due parole su Il superstite di Massimiliano Governi. tutt'altra storia ma al centro della narrazione, come nella Casa degli sguardi, c'è il dolore umano che si fa personaggio e impregna tutte le pagine del libro. C'è stata una strage, un'intera famiglia massacrata, scampa solo il terzo figlio, il più giovane, che va a vivere nella casa accanto a quella del massacro poi, quasi a coccolare, a affrontare di petto quello strazio, addirittura ci si trasferisce. Anni dopo finalmente il processo contro l'assassino, uno slavo, che si celebrerà in Serbia dove il carnefice è stato fermato. Il protagonista chiede al giornalista che da sempre si è occupato del caso di accompagnarlo laggiù, forse per dare finalmente un volto a tutto quel male. Detta così sembra una favola nera, e in fondo io credo che lo sia perché come le favole non è abitata da personaggi ma da archetipi. Governi è uno scrittore che sa affrontare con coraggio e ostinazione la condizione umana, dolorosa e disperata, basta andare a dare un'occhiata ai suoi libri precedenti come Il calciatore o La casa blu, ed è a mio inutile parere una delle voci più chiare e dirette del panorama letterario nostrano.