Lo scenario. Un paese del Medio Oriente, di cui non viene detto il nome, dove si sta combattendo una guerra ignorata, nonostante la sua furia sanguinaria, dalla grande stampa internazionale. In particolare una città bagnata dal mare che continua a offrire i suoi romantici tramonti. La colonna sonora della narrazione è data da un alternarsi di lunghi silenzi, di improvvise esplosioni e raffiche di kalashnikov. Nonostante tutto però la vita, all'ombra di lutti e macerie, continua in virtù di quella che si è portati a supporre sia la fatalistica e ormai rassegnata indifferenza d'una popolazione decimata dai lutti, fiaccata dalle rinunce.
In questo inferno, avvolto da una sua marginalità di personaggio epigonico della casata esistenzialista, vive l'io narrante dell'ambizioso e originale romanzo di Mathias Enard La perfezione del tiro (edizioni e/o).
Assassino vocazionale, il protagonista non va confuso con un banale serial killer. Il suo tratto distintivo è un inquietante disprezzo di tutto ciò che siamo portati a definire umano. Diciotto anni appena compiuti, ignorato dal rassicurante oltreché legittimo piacere di sentirsi vivo tra i vivi, questo ragazzo senza giovinezza ha scelto quale compagno, amico e complice delle sue giornate un fucile. Un'arma, accessoriata di mirino telescopico, che asseconda la sua patologica crudeltà. Insieme, fidando di una reciproca e assoluta efficienza operativa, l'io narrante e il suo moschetto vanno a caccia di esseri umani. Fanno fuoco, spegnendo senza pensarci due volte le vite di uomini e donne scelti a caso.
A questo proposito va detto che l'autore, il quarantaseienne e pluripremiato Enard (vincitore tra l'altro d'un Goncourt), deve molto alle prime pagine di questo suo testo, quelle che lo avviano sulla strada d'una inquietante originalità e ferocia senza possibili pentimenti o compromessi buonisti.
Una crudeltà che non fa sconti. Il romanzo è la cronaca, o meglio "l'autocronaca" tutt'insieme realistica e a tratti un po' delirante, sempre vicina a tradursi in incubo delle imprese delittuose di quello che si conferma a ogni pagina un irriducibile nemico di se stesso. Prendere la mira e premere il grilletto sono tutta la sua vita. Di notte, incollato alla sua arma, questo insaziabile criminale raggiunge un tetto di dove può osservare la città dall'alto. Approfittando del già citato mirino telescopico "perlustra i marciapiedi, scruta le finestre, guarda le persone vivere" con presumibile fastidio. Quando individua nel mucchio una possibile vittima soffoca ogni emozione, trattiene il respiro e fa fuoco. A quel primo seguiranno nella stessa notte altri omicidi. Quindi rincasa, ritrovando l'appartamento dove abita con la madre malata di Alzheimer. Le somministra i medicinali capaci di placarla, poi si butta sul letto come un qualsiasi bravo ragazzo. Quando si sveglia ritemprato, veste una divisa, scende in strada e prende parte attiva alla guerra che si combatte in città. Dai delitti per vocazione passa ai meno compiaciuti ammazzamenti giustificati dal suo dovere di militare e combattente.
La vicenda ha però una svolta. Si accende all'improvviso il fuoco d'una passione raccontata da Enard con uno stile calcolatamente freddo e grigio. Per una di quelle combinazioni di cui i romanzi non sanno e forse non sapranno mai fare a meno, salta fuori una lei. si chiama Myrna, ha meno di quindici anni e lunghi capelli neri. Non è una Lolita ma una ex bambina resa orfana da una granata. Sorride timorosa, ama leggere buoni romanzi e fa mostra di forme fragili, leggere. È una delizia. L'infallibile tiratore, sempre più preda della sua irragionevolezza, assume la deliziosa ragazzina perché assista sua madre ormai completamente fuori di testa. Poi, dopo averla accolta in casa, inevitabilmente, con la complicità del destino, si accorge (anche troppo) di lei. La spia, da dietro una persiana, la mangia con gli occhi, in breve perde la testa.
Le conseguenze? L'intreccio si complica in un moltiplicarsi di scene estreme. Amore, rabbia, guerra... In breve. Il protagonista smania, sragiona, e vuole a ogni costo la ragazza che tenta di sfuggirgli senza riuscirci. Un sospetto si può fare intanto strada nel lettore. Il ragazzo che vive per uccidere desidera fare di Myrna una tenera-tenera amante o sempre più schiavo del suo demone omicida non può fare a meno di considerarla un irrinunciabile e supremo bersaglio per il suo insaziabile moschetto? Al lettore il gusto di scoprire la verità!