In quattro giorni e tre notti è un susseguirsi pirotecnico di cacce all'uomo, omicidi sventati o eseguiti, dirottamenti di yacht, traversate del Sahara, naufragi.
È sempre sul pezzo, questa volta con la tematica delle immigrazioni clandestine e delle ONG. Diviso in cinque parti, per tre giorni e mezzo, per narrare una storia attuale e non scontata. Ma è una partenza stentorea, più esplicativo nelle prime due giornate, non decolla come gli altri, lascia molto alla psicologia dei personaggi.
Ovvio che la sua specialità del falso indizio ti obbliga alla lettura totale dell'opera per trovare il bandolo della matassa. Ed è con l'ultima parte che la lettura si fa più interessante, più incalzante e non vedi l'ora di scoprire chi è stato e perché lo ha fatto. Una serie di domande che potrebbero non centrare nulla, però, accompagnano la digestione del romanzo: ha davvero indagato così profondamente in quel campo per scrivere tale trama? A voi la palla, ora...