Per il progetto TaBook La voce degli studenti, Chiara Vincenti ci parla del libro "Si fermi qui" di Iain Levison, pubblicato dalle Edizioni E/O.
Iain Levison è nato in Scozia nel 1963, ha vissuto a lungo negli Stati Uniti e attualmente risiede in Cina, dove insegna. Autore di numerosi romanzi di successo in Francia, nel 2008 ha vinto il Clarion Award per una serie di articoli pubblicati sulla rivista Philadelphia.
Jeffrey Sutton è un tassista, un uomo mite e abitudinario, che ha grandi progetti per il futuro. Un giorno, inaspettatamente, venne accusato di aver rapito, stuprato e potenzialmente ucciso una ragazzina di dodici anni. I pedofili in prigione non passano una vita semplice, sono mal visti dai detenuti e per questo si tenta di garantirgli maggiore protezione, fu questo il motivo per il quale Jeffrey venne condotto nel braccio della morte e costretto a stare all'interno di una cella buia e fredda. In quel luogo strinse un forte rapporto con Robert, killer meticoloso, cinico e spietato, consapevole di essere diverso. Le giornate passavano lentamente e con loro svanivano anche le speranze, il protagonista iniziò a vivere passivamente la sua permanenza all'interno del carcere fino all'udienza. Vedeva il suo mondo sgretolarsi davanti a lui; era stato privato di una casa, del lavoro, degli affetti, era stato privato della sua condizione di uomo e non gli restava ormai nulla. Odiava il modo in cui veniva trattato, odiava il fatto che gli fosse stato assegnato un avvocato d'ufficio inetto e disinteressato alla sua causa. Nonostante le prove fossero scarse, nessuno credeva alla sua innocenza...
Commento personale
Questo minicult è incisivo, molto descrittivo e scorrevole. Non è così consueto che venga messo in luce il punto di vista del "cattivo" della situazione. Iain Levison con questo libro è riuscito a colpire nel segno, a far emergere i problemi legati a un'istituzione fallace, basata sull'abuso di potere e della potenza dei media. "In quell'istante ho scoperto l'esistenza di una forza molto potente che spinge la gente a credere a qualcosa. Ero circondato da persone convinte che fossi un assassino di bambini, chi ero io per contraddirle?". In una generazione in cui è più importante l'apparire dell'essere, in cui la tecnologia è diventata predominante e in cui l'individuo è stato massificato "i cellulari hanno cambiato il mestiere del tassista", è facile conformarsi ad un pensiero generale senza crearsi una propria opinione. Il senso di impotenza che prova il protagonista, perché accusato ingiustamente, sarà presente in tutto il libro e porta il lettore stesso a vivere in prima persona la vicenda, l'incapacità di poter aiutare Jeff, di far aprire gli occhi alla polizia. Il carcere ti spoglia di tutto ciò che hai, di tutto ciò che sei, ti fa ragionare su quello che hai fatto nella tua vita, su quello che avresti potuto fare e che vorresti fare per cambiarla, ma ormai è troppo tardi. Ti devi abituare a nuove situazioni, a essere privato della tua libertà, a non essere ascoltato, ad essere guardato, ma non essere visto.
L'autore resta molto coerente per tutto il suo libro, che presenta un finale, a mio dire, scioccante e con ciò è riuscito a essere più incisivo, a lasciare ancora più impresso il messaggio che voleva divulgare. Lo consiglio vivamente.