La famiglia nasce per offrire come minimo protezione e rassicurazione, i più ambiziosi sperano di trovarci persino amore. La famiglia è oggetto di enormi aspettative e luogo di mille promesse, tutti ci nascono e molti finiscono per crearne una nuova, nelle intenzioni ovviamente priva dei difetti di quella di partenza. Quindi, un luogo simile non può che essere un macchina da frustrazioni sulla quale hanno scritto pagine definitive Stephen King e Stanley Kubrick in Shining. Qualche frase per creare l'atmosfera: «Wendy, amore, sono a casa». «Wendy, dammi la mazza;». «Wendy, tesoro, luce della mia vita! Non ti farò niente. Solo che devi lasciarmi finire la frase. Ho detto che non ti farò niente. Soltanto, quella testa te la spacco in due, quella tua testolina te la faccio a pezzi!».
Sembravano tanto carini, Jack, Wendy e il figlioletto Danny quando sono arrivati all'Overlook Hotel. E invece. Pochi (troppi) finiscono per usare l'ascia, per fortuna, però quel rancore sordo perché l'uno finisce per incolpare l'altro delle proprie mancanze e insuccessi, o per mille altri motivi anche i più assurdi, prima o poi lo hanno conosciuto in tanti. La famiglia è il luogo dove finalmente si può essere sé stessi, e questo è un guaio.
Ecco perché la Cappella della Trinità, chiesa del Seicento sconsacrata, era colma di gente, nel primo weekend di aprile a Lione, per ascoltare cinque giallisti che parlavano di Famiglia, di legami del sangue. Sangue che unisce profondamente genitori, figli, fratelli e sorelle. E sangue che, quindi, talvolta viene versato.
Nel festival letterario Quai du Polar i francesi Michel Bussi e François-Xavier Dillard, gli americani A. J. Finn e Karin Slaughter e il tedesco Dirk Kurbjuweit hanno raccontato alla moderatrice Élise Lépine perché, nei loro romanzi pieni di delitti e di orrori, la grande protagonista non può che essere la famiglia.
Michel Bussi, uno dei più letti scrittori francesi, sta per uscire in Italia con Il quaderno rosso (edizioni e/ o), storia di una donna del Mali, madre di tre figli, che vive in un piccolo appartamento di Marsiglia. Immigrata ma ben integrata, Leyli Maal vive in modo non facile ma abbastanza tranquilla finché la sua esistenza viene sconvolta da due delitti che coinvolgono la bellissima figlia Bamby. Qui il terna della famiglia si incontra con quello dell'immigrazione: «Un tempo pensavamo ai migranti come a uomini per lo più soli che tentavano l'avventura, oggi sappiamo che ci sono in realtà moltissime donne e famiglie intere. E vero che la famiglia è un tema classico della letteratura poliziesca, con queste eroine pronte a tutto pur di difendere i figli, ma ho voluto aggiungere l'elemento dell'immigrazione: Leyli è un'eroina forte che nasconde un segreto ma in più fa parte di un universo nuovo, diverso da quello tradizionale dei thriller domestici».