ndiamo per ordine. Angelo, Filippo, Ettore e Osvaldo vivono in un piccolo quartiere, passano le loro giornate al centro anziani o al bar di Fernanda. Ogni tanto fanno una passeggiata tra i cantieri, giusto per non deludere i cliché. Arrancano a fine mese, chi più chi meno, e da bravi ex partigiani (tutti tranne uno, Filippo), non perdono occasione per ultimare una missione: salvare l'Italia.
Il loro ragionamento è semplice: sono riusciti a difenderla dai tedeschi, volete che non riescano a salvarla da se stessa?
In fondo, dal Premier (le cui battutacce fuori luogo aprono ogni capitolo come parodia di una citazione ad honorem) vogliono solo una cosa: delle scuse, ufficiali, accuratamente registrate. Per ottenerle hanno bisogno di un piano in modo da andargli abbastanza vicino, ma la verità è che nessuno bada mai a loro: considerati innocui, un po' inutili e rimbambiti. Certamente non un pericolo per la sicurezza nazionale.
"Sono Angelo di Ventura, partigiano, nome di battaglia Arcangelo" rispondo.
"Non siamo in guerra. Io sto cercando di aiutarla".
Cerca di aiutarmi, è vero, lo vedo dall'espressione del volto. Ma non può, perché non capisce. Crede che debba esserci per forza qualcuno dietro di noi perché dei partigiani ha solo sentito parlare e non sa di cosa eravamo capace. Avrà anche letto qualcosa, forse, ma di sicuro non si è mai scomodato per venire a parlare con uno di noi e scoprire che la nostra incazzatura ci accompagnerà fino alla morte.
La banda degli invisibili, Fabio Bartolomei, p. 205
Anziani dimenticati, giovani in fuga. E all'Italia chi ci pensa?
Avevamo fatto un ottimo lavoro, liberando l’Italia e rimettendola nelle mani degli italiani, poi non so cosa sia successo, dobbiamo esserci distratti per qualche decennio. All'improvviso si sono sentiti spari e bombe, dopo un po’ è partita la sigla di Drive in, un magistrato con seri problemi di dizione s’è incazzato con i politici e ci siamo ritrovati qui , nelle mani di un vecchio che racconta barzellette sporche.
Fabio Bartolomei, p. 86
Per una volta, essere ignorati sistematicamente dalla società gioca a loro favore. Sono la banda degli invisibili, appunto, ma dietro l'ironia della situazione, di un piano strampalato e dell'obiettivo strategico da cinepanettone, quella che Bartolomei racconta è una realtà triste quanto comune: anziani abbandonati a se stessi, trattati come un peso. Certo, non è così per tutti. Lauretta ha le sue figlie, Filippo ha il nipote Manu, che però è costretto ad andare all'estero dopo anni da assegnista precario all'università.
Il punto è che la vita va avanti e loro vengono, per un motivo o un altro, lasciati indietro. L'autore ci racconta tutto questo, ma anche che la vita a 70 o 80 anni può essere una seconda opportunità. Per non mollare, per innamorarsi, per insegnare e per imparare.
Questo bisogna fare con la donna della propria vita, bisogna farla camminare, tenerla viva, alimentare la speranza che ci sia un posto in questo mondo nel quale la vecchiaia come lei l’ha sempre immaginata non esiste. E farle sentire che è lì che state andando, mano nella mano.
Piccola nota: Bartolomei non rompe solo lo stereotipo del vecchio burbero, un po' apatico, ma anche quello dei ragazzini superficiali e inebetiti dagli smartphone, mettendo uno degli invisibili nei panni dei secondi. Una bella prospettiva, lasciatemelo dire.
Ora capisco perché i ragazzi passano ore a scriversi messaggi con i telefonini. È il gusto dell’attesa, lo stesso che provavamo noi quando spedivamo una lettera e dal giorno dopo iniziavamo a controllare la cassetta della posta. La stessa sensazione di sospensione concentrata in pochi secondi, che si ripete anche trenta volte al giorno.
La banda degli invisibili, Fabio Bartolomei, p. 217
Chi è Fabio Bartolomei
Romano, classe '67, lavora come pubblicitario e sceneggiatore. Nel 2004 ha girato il cortometraggio "Interno 9" grazie al quale si è aggiudicato il Globo d'oro.
Con Edizioni e/o ha pubblicato altri tre libri:
Giulia 1300 e altri miracoli (2011): Edoardo Leo lo ha trasformato in un film intitolato "Noi e la Giulia"
We are family (2013)
Lezioni in paradiso (2014)
Polemiche politiche a parte (quando ha spiegato la proposta del ponte sullo stretto con la naturale fissazione dei vecchietti per i cantieri, sono morta dalle risate), cosa ne pensate?