Autore francese, anche relativamente giovane (classe 72), Mathias Enard aveva vinto un Goncourt con il romanzo precedente, Bussola, nel 2016. Questo è un libriccino di poco più di 100 pagine ma la sua intensità è inversamente proporzionale alla mole. Tratta del rapporto tra Francia e Russia, attraverso un viaggio intrapreso da Mathias verso la Siberia per seppellire l’amico Vladimir nel villaggio natale. Mathias e la fidanzata Jeanne erano giunti a Mosca per imbeversi di cultura russa. Lì Jeanne si innamora di Vladimir e tra i tre nasce un rapporto strano, ambiguo ma di forte amicizia che mi ha ricordato quello del film Jules et Jim di Truffaut. Per un certo periodo vivono in una sorta di esistenzialismo alla francese tra droga, alcol, sesso e naturalmente poesia e letteratura. Poi Mathias ritorna a Parigi per ricomparire infine in Russia solamente per accompagnare le spoglie dell’amico da Mosca a Novosibirsk. In una specie di lungo monologo durante l’interminabile percorso in treno, Mathias si rivolge a Vladimir rievocando le cose fatte insieme.
Quante cazzate mi fai fare Vladimir, adesso immagino Jeanne appesa ai ganci come Cristo sulla croce, che piange sangue, o che fuma eroina, non so cosa sia meglio.
Il riferimento è a un gioco di moda tra i giovani moscoviti in vena di emozioni forti. Quello di appendersi al soffitto grazie a tre uncini di metallo infilati nella pelle della schiena. Pare che il dolore sia sopportabile e che si raggiunga una sorta di trance mistica.
Il treno scorre tra le distese di ghiaccio e di neve da dove appaiono fantasmi di deportati in Siberia, di cosacchi dell’Armata a cavallo. La nostalgia è forte, come i rimpianti. Mathias continua parlare a Vlado, ricordi della loro breve vita insieme. Emergono citazioni di poeti e scrittori amati, Čechov, Gogol’, Tolstoj, Mandel’štam, Babel’ ma non solo russi anche Carver, Kerouac, perfino i Beatles…
Ho pensato per un secondo al duello di Puškin, allo storiografo dell’ordine dei cornuti, non avevo un coraggio del genere, ero del tutto spiazzato...
La narrazione è discontinua ma gli stimoli che fornisce sono interessanti e sulle citazioni vale la pena di soffermarsi.
ancora non sei morto, ancora non sei solo, sono qui con te, e lo so che mi senti.