Dopo l'intricato, complesso, stratificato resoconto di un difficile dialogo con gli Orienti che era l'ottimo Bussola, e/o ripropone un altro viaggio di Enard, più breve (nella foliazione, forse non nei chilometri), più personale, forse più doloroso. Un viaggio in treno attraverso la Russia, tra Mosca e Novosibirsk, per il funerale di un amico morto, nonché colui che alla voce scrivente ha portato via la donna amata. Un tipico triangolo amore-dolore-ricordo. Una tipica azione del tutto priva di senso, di quelle capaci di innescare un racconto. E, ormai è chiaro, Enard è uno che (anche di sé) sa raccontare. Se però nella sua versione maior l'apparato intellettuale (un po' bolagnano, anche) rende succoso e anche ostico il narrare, qui lo spunto - per quanto sicuramente fondante nel personale dell'autore - non raggiunge il rango di necessità, anche se il talento non risparmia momenti davvero struggenti. Per appassionati.