Sono rari i romanzi che sappiano ferire come una confessione, che ne abbiano la stessa nudità: come corpi che si scontrano durante l'amore. E il corpo, nella sua bellezza e miseria, si trova in qualche modo al centro di L'alcol e la nostalgia di Mathias Énard.
Apparso dapprima come sceneggiato radiofonico per France-Culture scritto da Énard sulla Transiberiana fra Mosca e Novosibirsk, il racconto è un moderno road novel sulla Russia. Il narratore, Mathias, viene svegliato di notte dalla telefonata di Jeanne, un vecchio amore mai dimenticato che ora vive a Mosca, «la città familiare e grigia»: è morto un loro carissimo amico, Vlad, l'uomo per il quale anni fa Jeanne lo ha lasciato (o almeno questo crede Mathias). Così da Parigi vola a Mosca per accompagnare il corpo dell'amico fino al suo villaggio natale, in tre giorni di traversata della Russia da est verso ovest sulla Transiberiana. Passando per Niznij Novgorod «la città dei sottomarini», Perm' e il suo museo del Gulag, San Pietroburgo «dalla fragorosa grandezza», le spoglie di Vlad divengono l'involontario specchio a cui Mathias mostra le ferite del proprio corpo, l'occasione per lui di una confessione mentre lo cullano l'alcol e la nostalgia, che per Cechov sono «le uniche cose tangibili» dell'anima russa. Sono, dunque, i corpi a far riverberare in Mathias il passato vicino e lontano della Russia: i corpi eccitati dei giovani amanti che sono stati lui e Jeanne a Parigi, mentre sognano la Russia dalle pagine di Gogol', si impastano a quelli sviliti dei soldati sul campo della Rivoluzione d'ottobre; i corpi devastati dei detenuti nel Gulag Perm' -36 si mescolano ancora in lui, Jeanne e Vlad strafatti e ubriachi, impegnati a dedicarsi i versi di Esenin durante l 'amore.
I ricordi vissuti o allucinati di questi corpi, ciascuno ferito e senza vita a proprio modo, disseppelliti dal fondo della terra 0 della memoria, creano un piccolo grande libro che ci aiuta a rileggere alcune ferite della Storia e di tutte le nostre storie.