Estratto dalla “cassapanca del passato” un piccolo quaderno rosso con all’interno la Vita di nostra figlia Else, la biografia di sua madre scritta dai nonni, Angelika Schrobsdorff (1927-2016) venne afferrata da una nostalgia potente, quella nostalgia che pesca non solo nel passato vissuto, ma anche e soprattutto nel non vissuto, perché lo si vorrebbe proprio. Il libro che ha dato forma a quella nostalgia (Tu non sei come le altre madri, trad. di Monica Pesetti, edizioni e/o, p. 514, euro 19), corposo ma di godibilissima lettura, è troppo partecipato dall’autrice (parla di se stessa in terza persona) per essere definito una biografia. Trattasi piuttosto di romanzo, nella sua accezione più completa e nobile, cioè costellazione di persone e di comunità che s’intrecciano nel cielo della storia durante la prima metà del 900.
Else Kirschner, questo il nome della madre di Angelika, nacque nel 1893, a Berlino. Figlia di ebrei fieramente fedeli all’imperatore tedesco, frequentò una scuola femminile cristiana. Ricordando come in particolare al tempo della sua formazione Else fosse particolarmente attratta dalla vita dei cristiani, la Schrobsdorff non esita ad indagare il perché di quella preferenza, senza lesinare giudizi contraddittori della stessa madre. sul contesto ebraico: «Non sopportavo la gente della nostra cerchia», riporta Angelika da un testo della madre, «erano tutti commercianti di tessuti, cuoio o pellicce, parlavano un gergo orribile ed erano rozzi e ignoranti. Mi dicevano che dovevo sposate un buon partito. Sposarsi sì, ma per amore. Era un concetto così da ebrei, e io non tolleravo questo aspetto della mentalità ebraica».
Storia di una donna passionale, recita il sottotitolo del libro, e non fa una piega, se è vero, come ricorda la figlia, che Else, pur pagandola a caro prezzo difese ad oltranza la propria libertà di legarsi a più uomini, anche contemporaneamente, e con quella libertà anche il principio per cui è bene “fare un figlio con ogni uomo che si ama”. Vuoto e apatia, da un lato, vortici d’allegria dall’altro, il matrimonio -mai avutocome coronamento della vita. Ai diversi scenari sociali politici tedeschi ed europei della prima metà Novecento la Schrobsdorff dedica pochi cenni. Come quando ricorda le tensioni tra gli ebrei tedeschi quando Hitler, giunto al potere, rese operativa la propria politica antisemita: strenui cittadini fedeli al Reich da un lato, convinti che “dopotutto erano in Germania, un paese civile ed evoluto”, e sionisti dall’altro, convinti invece che era giunto il momento di emigrare in Palestina.