Che mangino caos (edizioni E/O, € 14), nuovo libro della rapper poetessa inglese Kate Tempest, è un monito ad aprire gli occhi, prima che violenza e caos invadano le nostre vite.
Sono le 4 e 18 del mattino, nel buio di un’umida notte londinese sette persone inquiete non riescono a dormire. Jemma è una tossicodipendente, Esther fa la badante, Alicia è una giovane vedova con un bimbo di quattro anni, Pete è un operaio alcolizzato, Zoe è stata sfrattata, Brandley è un ricco rampollo insoddisfatto, Pia è stata abbandonata dal suo grande amore. Kate Tempest, 32enne icona della scena culturale inglese, cantante, musicista, performer, ambienta il suo poema in versi, Let them eat chaos (Che mangino caos) nell’Inghilterra contemporanea.
Potente e suggestiva, la sua ballata antisistema è uno schiaffo in faccia alla società borghese e benpensante. Partendo dalle storie dei sette personaggi, affronta temi universali come il capitalismo, l’immigrazione, la politica corrotta, la pornografia del web, l’idolatria per le star, la povertà, la solitudine esitenziale, l’ambientalismo.
“The water levels rising!
The water levels rising!
The animals, the polar bears,
the elephants are dying!
Stop crying. Start buying”.
La poetessa di Lewisham, megafono di una generazione pessimista e senza futuro, specchio di una società violenta, corrotta e malata, ha presentato la sua opera live sulla tv pubblica inglese BBC2, in una serata dedicata alla poesia, ampliando ulteriormente il suo enorme seguito, non solo in Patria (negli ultimi anni le sue performances in Italia e nel resto d’Europa fanno il tutto esaurito).
Alla fine del libro, apparentemente intriso solo di nichilismo cosmico, un accorato appello universale:
“Non dobbiamo essere tempesta che metterà fine a tutto
ma vento di burrasca, a ricordare che nessun uomo è un isola.
Molti sognano le loro vittorie come sconfitte degli altri,
noi dobbiamo aprire gli occhi e volerci tutti più bene,
prima che sia troppo tardi”.
La storia dei protagonisti si conclude con i sette che, all’alba di un nuovo giorno, escono per strada, nel bel mezzo della tempesta, e si uniscono in un abbraccio collettivo e solidale. Piangono loro, piange il cielo sopra di loro, in un’immagine che scuote e commuove. C’è qualcosa di arcaico e insieme modernissimo nell’uso che la Tempest fa delle parole e del ritmo. Il risultato è un’opera dura e pura ma sincera, e in questo senso autenticamente rivoluzionaria.
Post scriptum.
Sul frontespizio del libro l’autrice scrive: «Questo poema è stato scritto per essere letto ad alta voce». Ed è bellissimo farlo, sia per chi legge in lingua originale, sia per chi legge nell’ottima traduzione di Riccardo Duranti. E se poi volete ascoltarlo dalla voce unica di Kate Tempest, vi basta cercare Let them eat chaos su YouTube.